Meteo, ecco il mostro gelido fratello di quello del Nord America

Quando nel Nord America si abbatte un’ondata di gelo, in Europa le temperature tendono a salire. È sempre accaduto così. Tuttavia, il freddo nordamericano non ha la stessa durata di quello che solitamente si diffonde dalla Siberia verso l’Italia, perché quest’ultimo è legato a un blocco della circolazione atmosferica.

Il gelo nordamericano, capace di portare neve fino in Texas e nel nord della Florida, dove i climatizzatori erano stati appena riaccesi per raffrescare gli ambienti, è un fenomeno meteorologico rapido. Ha un apice, può ripetersi, ma la sua natura è diversa rispetto alle ondate di gelo europee. Qui, allora, sorge una riflessione alla quale la scienza tenta di rispondere.

Quest’inverno non abbiamo assistito alle consuete manifestazioni di quei fenomeni climatici di cui spesso si discute, se non in forma minima e temporanea. Il Vortice Polare non si è frammentato, anzi ha acquisito temporaneamente forza proprio in quel periodo dell’anno in cui dovrebbe iniziare a indebolirsi, lasciando spazio a un febbraio instabile, con improvvise ondate di freddo anche in Europa. Le cause di questo rafforzamento sono attribuite al riscaldamento globale, ma tutto ciò che accade sembra essere influenzato da esso, senza considerare l’impatto delle fluttuazioni climatiche.

Le fluttuazioni del clima alterano il tempo atmosferico, definendo il bello e il cattivo tempo delle stagioni. Ci troviamo dunque nell’incertezza, poiché queste fluttuazioni si presenteranno, e vi è il timore che lo facciano in primavera, come ormai avviene spesso, portando ondate di gelo tardive che danneggiano i raccolti, specialmente quelli pregiati coltivati nelle nostre terre.

L’inverno dovrebbe manifestarsi in inverno, non in primavera. Considerando l’aumento dell’intensità di tutti gli elementi atmosferici, il rischio di ondate di gelo, simili a quelle nordamericane ma adattate al contesto europeo, appare inquietante. Nel 2018, il gelo arrivò a fine febbraio: fu violentissimo, improvviso e previsto solo pochi giorni prima, quando invece si attendeva una fase mite. Ricordiamo anche il gelo del 2012, previsto con certezza appena prima del suo arrivo, senza strumenti adeguati per determinarne intensità e durata.

In Europa siamo impreparati per affrontare le ondate di freddo, mentre in Nord America la dinamica meteorologica appare più semplice. Da noi è tutto più complesso, e non si tratta di errori nelle previsioni meteo, ma di una dinamica che rende difficile individuare l’arrivo di ondate fredde durante l’inverno, mentre sembra più facile prevederle in primavera.

Febbraio, però, è ancora da valutare e diagnosticare. Il Centro Meteo Europeo ha pubblicato una mappa consultabile da tutti, secondo cui febbraio potrebbe essere molto mite. Tuttavia, fino a qualche settimana fa, lo stesso modello mostrava l’espansione dell’alta pressione siberiana e prevedeva un febbraio gelido. Cosa fare, dunque? Bisogna mettere in dubbio l’affidabilità di quelle proiezioni, poiché lo stesso modello matematico produce ogni giorno tendenze mensili aggiornate, che spesso differiscono notevolmente tra loro.

Dunque, decretare il 20 gennaio la fine dell’inverno è un’esagerazione degna del prossimo Carnevale. Le proiezioni meteo sono molto più complesse di quanto appaia e non hanno nulla a che vedere con i commenti superficiali che spesso popolano i Social Network.

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