Perché analisti e azionisti morsicano Apple
I ritardi sull'Intelligenza artificiale, i flop del visore, l'accantonamento dell'auto elettrica ma soprattutto la perdita del mercato cinese e i dazi minacciati da Trump per chi fa affari col Dragone rendono il 2025 di Apple tutto in salita
I ritardi sull’Intelligenza artificiale, i flop del visore, l’accantonamento dell’auto elettrica ma soprattutto la perdita del mercato cinese e i dazi minacciati da Trump per chi fa affari col Dragone rendono il 2025 di Apple tutto in salita
Apple vale 574 miliardi di dollari, secondo la classifica di Brand Finance presentata a Davos. Ma per la Mela morsicata il 2025 è tutto in salita. Nei primi 20 giorni di gennaio il titolo in Borsa ha perso complessivamente oltre il 10 per cento. Non si vedeva una simile volatilità sulle cedole emesse da Cupertino dal dicembre 2022.
IL BAROMETRO DEGLI ANALISTI
Nelle ultime ore Loop Capital ha abbassato il rating di Apple da “buy” a “hold”, mentre Jefferies ha licenziato le performance della Big Tech statunitense con un avvilente “underperform”. Bloomberg comunque sottolinea che solo l’8 per cento degli analisti monitorati dalla testata ha una visione ribassista sul titolo, mentre il 63% continua a raccomandare l’acquisto. Tuttavia, sempre l’agenzia fa notare che il consenso complessivo è sceso ai livelli più bassi da maggio 2024.
INCOGNITE A EST (MA PURE A OVEST)
Tim Cook era tra i Ceo accorsi a Washington DC per baciare la pantofola al 47esimo presidente degli Usa. Non solo, sempre Cook ha donato a titolo personale un milione di dollari al comitato che ha organizzato l’insediamento di Donald Trump del 20 gennaio scorso e avrebbe anche promesso al nuovo inquilino della Casa Bianca investimenti dalla portata assai ingente negli Usa.
Tutto questo mentre le minacce di nuovi dazi ventilate dal tycoon mettono a rischio la convenienza delle linee impiantate in Cina e l’approvvigionamento dai fornitori del Dragone. Lo stesso mercato cinese si è fatto via via più ostico per Apple che, nel settore smartphone, ha perso la leadership scivolando al terzo posto dietro a Huawei e Xiaomi. Secondo Canalys le vendite di iPhone in Cina sono diminuite del 25% su base annua nell’ultimo trimestre del 2024 e di conseguenza la quota di mercato è scesa dal 19% del 2023 al 15% attuale. In Cina non solo Apple non è più la prima, ma è pure tallonata da Oppo e Honor.
La decisione di Huawei di sviluppare un sistema operativo al 100 per cento cinese, senza base Android (americana, di proprietà di Google) tirerà nei prossimi mesi la volata alla Casa di Shenzhen anche nel settore tablet e computer tanto in Cina (dove sarà la pubblica amministrazione ad acquistare in massa i nuovi device con programmi made in China) quanto nei Paesi non allineati commercialmente con gli Usa (si parla perfino dei Brics al gran completo).
SBAGLI E RITARDI
Ma a parte le questioni geopolitiche, pesano innegabilmente anche gli errori commessi negli ultimi anni, a iniziare dal progetto abortito dell’auto elettrica che si sarebbe guidata da sé, nome in codice Titan, come pure quello dei microled per smartwatch e il flop commerciale di quelli che sono stati caparbiamente portati avanti nonostante il mercato fosse dichiaratamente ostile, come l’Apple Vision Pro.
E poi ci sono i ritardi sul fronte dell’Intelligenza artificiale: Apple con Siri presidiò con successo il comparto degli assistenti virtuali mentre non è tra le Big Tech pioniere nel campo degli algoritmi smart. Per dire la sua nel settore, infatti, la Mela morsicata si è fatta trainare da OpenAi di Sam Altman. E nelle ultime ore Cupertino ha dovuto disabilitare la funzione che riassumeva le notizie dei quotidiani, date le numerose cantonate lamentate per esempio dalla Bbc News (la più clamorosa fu lo strillo “Luigi Mangione si è sparato” che l’Ai di Cupertino attribuiva proprio alla testata britannica).
APPLE ATTESA AL VARCO
Insomma, il 2025 pare sfidante per la Mela morsicata che già la prossima settimana è attesa al varco da analisti e investitori dovendo presentare i risultati più importanti dell’anno: la trimestrale che ricomprende ottobre e dicembre e dunque possibili boost natalizi. L’appuntamento è per giovedì 30 gennaio alle ore 23 italiane.
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