Le news su Caltagirone, Davos, Rogoff, Siae, Trump e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Caltagirone, Davos, Rogoff, Schlein, Siae, Trump e non solo. Pillole di rassegna stampa

Jan 22, 2025 - 15:44
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Le news su Caltagirone, Davos, Rogoff, Siae, Trump e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Caltagirone, Davos, Rogoff, Schlein, Siae, Trump e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

IL CAMPO LARGO E’ UN PANTANO

 

IL BUONGIORNO DI SECHI

 

TRUMP FA NERO IL GREEN

 

CONSIGLI E COMMENTI DI ROGOFF

 

CARTOLINA DALL’AMERICA

 

CARTOLINE DA DAVOS

 

CARTOLINA DALLA GERMANIA

 

NUMERI GENERALI SUL DEBITO SOVRANO ITALIANO

 

IL SOLE SORPRENDE I DIPENDENTI STATALI

 

FUFFA A 5G

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SUI DIPENDENTI STATALI:

La Pubblica amministrazione italiana sta provando a riprendere vigore dopo lunghi anni di dieta rigidissima. Ma come accade sempre, l’opera di ricostruzione è decisamente più complicata rispetto alla demolizione; e nonostante la ripresa delle assunzioni, avviata nel 2022 e accelerata negli ultimi due anni sotto la doppia spinta di Pnrr e nuove regole, l’Italia ha ancora la Pa con gli organici più leggeri fra i grandi Paesi europei. E il nuovo tetto al turn over, che pure dopo i correttivi parlamentari alla manovra ha escluso enti locali e forze di polizia, non può che far male.

I numeri emergono dal Report annuale di Fpa che sarà presentato oggi a Roma. La condizione di partenza è chiara: in Italia ci sono 5,7 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, contro i 6,1 della Germania, i 7,3 della Spagna, gli 8,1 del Regno Unito e gli 8,3 della Francia. La stessa condizione si replica quando si guarda al rapporto fra dipendenti pubblici e lavoratori totali: in Italia è impiegato nella Pa il 14% degli occupati, nel Regno Unito la quota sale al 16,9% per arrivare al 17,2% in Spagna e al 19,2% in Francia.

Come emerge dai database della Commissione europea, del resto, nel 2001 il pubblico impiego italiano costava il 10,2% del Pil, in linea con il dato medio dell’Eurozona e dell’intera Unione europea; ora invece il suo peso si è ridotto al 9% del prodotto mentre l’area euro continua a spendere per i dipendenti pubblici il 9,9% del Pil e l’Unione si attesta al 10,2% come vent’anni prima. In soldoni, per raggiungere la media dell’Eurozona servirebbero circa 20 miliardi in più all’anno. La somma è già prevista per i contratti 2022/24 e 2025/27, bloccati però (con l’eccezione delle Funzioni centrali, attese alla firma lunedì prossimo) dal contrasto sindacale che vede Cgil e Uil sulle barricate del «no». Ieri si sono arenate anche le trattative sul contratto di Regioni ed enti locali. In gioco ci sono aumenti medi per poco meno di 142 euro al mese che però, rimarcano Cgil e Uil, al netto degli anticipi già erogati si riducono a 67 euro, cioè 38 netti. Le due sigle rivendicano di non «cedere al ricatto “bere o affogare”» mentre per la Cisl lo stop è «una scelta sbagliata che danneggia i lavoratori». L’Aran si è detta disponibile a proseguire con i tavoli tecnici anche se, avverte il suo presidente Antonio Naddeo, «in assenza di un’intesa generale» è impossibile fare passi avanti decisivi.

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