L’arresto di Yoon Suk Yeol acuisce la crisi sudcoreana

Non si arresta il terremoto politico in Corea del Sud. Poche ore fa, il presidente Yoon Suk Yeol è stato arrestato per essere interrogato dall’Ufficio anticorruzione: è la prima volta che un capo di Stato sudcoreano subisce un trattamento simile.Secondo la Cnn, il diretto interessato si sarebbe rifiutato di rispondere alle domande e sarebbe quindi stato trasferito in un centro di detenzione, dove verrà trattenuto “in isolamento”. Dal canto suo, il presidente ha parlato di “procedure illegali”. Di parere diametralmente opposto il leader del Partito democratico di Corea, Park Chan-dae, secondo cui l’arresto dimostra che “la giustizia in Corea del Sud è viva”. Del resto, già a inizio gennaio le autorità anticorruzione avevano tentato di arrestare Yoon: un obiettivo che non erano tuttavia riuscite a conseguire, vista la resistenza del servizio di sicurezza presidenziale.Ricordiamo che il capo dello Stato sudcoreano si trova attualmente sotto procedimento di impeachment, a seguito della legge marziale che aveva proclamato all’inizio di dicembre: una misura che aveva tuttavia revocato nel giro di poche ore, a causa delle polemiche esplose e dell’opposizione mostrata dall’Assemblea nazionale. Sarà adesso la Corte costituzionale a doversi esprimere, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, sull’eventuale destituzione di Yoon. Nel frattempo, la società politica sudcoreana appare sempre più spaccata tra sostenitori e detrattori del presidente.Si tratta di un quadro complessivo che certifica la crescente instabilità nel Paese. Non a caso, nelle scorse settimane, il regime di Pyongyang ha cercato di cavalcare questa crisi istituzionale per sferrare un’offensiva propagandistica contro il governo di Seul. Nel mentre, i timori che Kim Jong-un possa approfittare della situazione crescono.È vero che la presenza di circa 28.000 soldati americani sul suolo sudcoreano funge oggi da fattore deterrente. È però altrettanto vero che, nel 1950, la Corea del Nord ricorse all’effetto sorpresa senza dichiarare formalmente guerra. Il timore al momento non è tanto un’invasione su vasta scala quanto l’eventualità che le forze di Pyongyang possano sfruttare l’occasione per qualche piccolo, ma comunque significativo, blitz. Tutto questo, anche in considerazione del fatto che, negli ultimi mesi, la Corea del Nord ha significativamente rafforzato i propri legami con la Russia nel settore della Difesa. Ecco perché è abbastanza probabile che l’amministrazione Trump, pronta per insediarsi lunedì, monitorerà con assoluta attenzione quanto sta accadendo in Corea del Sud.

Jan 15, 2025 - 11:42
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L’arresto di Yoon Suk Yeol acuisce la crisi sudcoreana


Non si arresta il terremoto politico in Corea del Sud. Poche ore fa, il presidente Yoon Suk Yeol è stato arrestato per essere interrogato dall’Ufficio anticorruzione: è la prima volta che un capo di Stato sudcoreano subisce un trattamento simile.

Secondo la Cnn, il diretto interessato si sarebbe rifiutato di rispondere alle domande e sarebbe quindi stato trasferito in un centro di detenzione, dove verrà trattenuto “in isolamento”. Dal canto suo, il presidente ha parlato di “procedure illegali”. Di parere diametralmente opposto il leader del Partito democratico di Corea, Park Chan-dae, secondo cui l’arresto dimostra che “la giustizia in Corea del Sud è viva”. Del resto, già a inizio gennaio le autorità anticorruzione avevano tentato di arrestare Yoon: un obiettivo che non erano tuttavia riuscite a conseguire, vista la resistenza del servizio di sicurezza presidenziale.

Ricordiamo che il capo dello Stato sudcoreano si trova attualmente sotto procedimento di impeachment, a seguito della legge marziale che aveva proclamato all’inizio di dicembre: una misura che aveva tuttavia revocato nel giro di poche ore, a causa delle polemiche esplose e dell’opposizione mostrata dall’Assemblea nazionale. Sarà adesso la Corte costituzionale a doversi esprimere, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, sull’eventuale destituzione di Yoon. Nel frattempo, la società politica sudcoreana appare sempre più spaccata tra sostenitori e detrattori del presidente.

Si tratta di un quadro complessivo che certifica la crescente instabilità nel Paese. Non a caso, nelle scorse settimane, il regime di Pyongyang ha cercato di cavalcare questa crisi istituzionale per sferrare un’offensiva propagandistica contro il governo di Seul. Nel mentre, i timori che Kim Jong-un possa approfittare della situazione crescono.

È vero che la presenza di circa 28.000 soldati americani sul suolo sudcoreano funge oggi da fattore deterrente. È però altrettanto vero che, nel 1950, la Corea del Nord ricorse all’effetto sorpresa senza dichiarare formalmente guerra. Il timore al momento non è tanto un’invasione su vasta scala quanto l’eventualità che le forze di Pyongyang possano sfruttare l’occasione per qualche piccolo, ma comunque significativo, blitz. Tutto questo, anche in considerazione del fatto che, negli ultimi mesi, la Corea del Nord ha significativamente rafforzato i propri legami con la Russia nel settore della Difesa. Ecco perché è abbastanza probabile che l’amministrazione Trump, pronta per insediarsi lunedì, monitorerà con assoluta attenzione quanto sta accadendo in Corea del Sud.

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