Il Parlamento Europeo ha approvato una nuova risoluzione contro la “propaganda russa”
Il 23 gennaio, il Parlamento europeo ha adottato una Risoluzione non vincolante sulla «disinformazione e la falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina». All’interno della risoluzione, che contiene in realtà gli argomenti più disparati, c’è anche la richiesta di fermezza nell’applicazione delle leggi europee contro i […] The post Il Parlamento Europeo ha approvato una nuova risoluzione contro la “propaganda russa” appeared first on L'INDIPENDENTE.
Il 23 gennaio, il Parlamento europeo ha adottato una Risoluzione non vincolante sulla «disinformazione e la falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina». All’interno della risoluzione, che contiene in realtà gli argomenti più disparati, c’è anche la richiesta di fermezza nell’applicazione delle leggi europee contro i magnati statunitensi dei social network, Mark Zuckerberg (Meta) ed Elon Musk (X), così come la quella di intensificare la lotta alla propaganda russa attraverso «l’alfabetizzazione mediatica e sostegno per i canali di informazioni di qualità e il giornalismo professionale», ma anche l’equiparazione tra simboli nazisti e comunisti sovietici e il loro divieto di utilizzo e diffusione in tutta l’Unione Europea. Nel suo complesso, la risoluzione è passata con 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni. La compagine italiana ha visto la Lega astenersi e Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana contrari.
Nella risoluzione, il Parlamento europeo ribadisce la contrarietà alla guerra «di aggressione» e «ingiustificata» della Russia nei confronti dell’Ucraina, accusando la prima di falsificazione storica degli eventi della Seconda Guerra Mondiale e di promuovere un culto della vittoria (come se l’Unione Sovietica non avesse portato un enorme contributo alla vittoria sul nazifascismo), citando l’accordo Ribbentrop-Molotov del 1939 come chiarificatore della volontà di propaganda russa sull’effettivo andamento del conflitto mondiale e le sue conseguenze.
Nel documento, il Parlamento chiede l’istituzione di un tribunale speciale incaricato di indagare e perseguire il crimine di aggressione commesso dai dirigenti della Federazione Russa contro l’Ucraina. In seconda battuta, al fine di preservare la democrazia europea dalla disinformazione e dalla propaganda russa, il Parlamento europeo chiede di promuovere attivamente «l’alfabetizzazione mediatica» e il sostegno dei «media di qualità e il giornalismo professionale, in particolare quello investigativo che svela la propaganda russa, i suoi metodi e le sue reti, e sostenendo la ricerca sulle nuove tecnologie di influenza ibrida». Al contempo viene chiesto di ampliare le sanzioni contro gli organi di informazioni russi.
Per quanto concerne i social network, il Parlamento europeo si dice preoccupato «per i recenti annunci dei dirigenti delle imprese di social media in merito all’allentamento delle loro norme in materia di verifica e moderazione dei fatti e per il modo in cui ciò andrà a favorire ulteriormente la campagna di disinformazione della Russia in tutto il mondo». Pertanto, «invita la Commissione e gli Stati membri ad applicare rigorosamente il regolamento sui servizi digitali in risposta a tali annunci fatti da Meta e ancor prima da X, anche come elemento importante della lotta contro la disinformazione russa».
In riferimento all’utilizzo di certa simbologia, al fine di combattere «i tentativi della Russia di travisare, rivedere e distorcere la storia dell’Ucraina compromettano la memoria collettiva e l’identità dell’Europa nel suo complesso e rappresentino una minaccia per la verità storica, i valori democratici e la pace in Europa», il Parlamento chiede di «vietare, all’interno dell’Unione, l’uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell’attuale aggressione russa contro l’Ucraina». Il Parlamento europeo sembra tuttavia dimenticare che i gruppi neonazisti ucraini che l’Unione sostiene con armi e denaro – aderenti all’Internazionale Nera, di cui vi abbiamo già parlato in una nostra inchiesta – sono i primi a compiere la revisione storica della Seconda Guerra Mondiale e che molti di questi, che transitano e vengono ospitati su suolo europeo, portano sulla propria pelle i simboli del nazismo e che a tale ideologia fanno riferimento.
[di Michele Manfrin]
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