Che cosa succede fra Unicredit e Banco Bpm, ecco le ultime novità
Su Unicredit-Banco Bpm fioccano sovranismi a corrente alternata e tramestii politico-istituzionali. Fatti e curiosità.
Su Unicredit-Banco Bpm fioccano sovranismi a corrente alternata e tramestii politico-istituzionali. Fatti e curiosità
Che cosa succede fra Unicredit e Banco Bpm?
“Vogliamo fare la nostra parte e contribuire attivamente al successo del nostro Paese”. “La nostra visione è paneuropea, ma il cuore della nostra identità batte in Italia”. Frasi sovraniste, si direbbe, se non fossero state messe nero su bianco non da un politico o da un governante ma da un banchiere, precisamente l’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, alle prese con la partita tedesca su Commerzbank zeppa di critiche e perplessità in Germania e con il dossier Banco Bpm in Italia dopo il lancio dell’Ops che ha provocato non pochi malumori non sono nella banca oggetto di Offerta pubblica di scambio ma anche in settori della politica e pure del governo, fors’anche nell’Intelligence.
Ecco le ultime novità su Unicredit-Banco Bpm partendo da un post a sorpresa di Orcel su Linkedin che fa parte di una campagna anche su testate locali (non solo lombarde).
IL POST SOVRANISTA DI ORCEL SU LINKEDIN
Il ceo Andrea Orcel sgombra il campo dai dubbi sull’italianità di Unicredit, avanzati da alcuni ambienti del governo e oggetto di verifica da parte del comitato Golden Power, è la sintesi di Mf/Milano Finanza alla luce del post di Orcel su Linkedin. «La nostra visione è paneuropea, ma il cuore della nostra identità batte in Italia. E non abbiamo alcuna intenzione di dimenticarlo, perché è un aspetto fondamentale delle nostre origini e della nostra cultura», ha scritto Orcel in un post su Linkedin pubblicato martedì 14. «Crediamo nel futuro. Crediamo nell’Italia». «Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è creare un gruppo ancora più solido, forte e competitivo, a livello nazionale: avremo la possibilità di migliorarci, di generare un impatto positivo sulle economie locali e di assicurare un sostegno finanziario sempre più significativo ai clienti ed alle comunità in cui operiamo», ha sottolineato nel post il ceo.
E ancora: «Vogliamo fare la nostra parte e contribuire attivamente al successo del nostro Paese». Le imprese, ha chiosato, «beneficeranno del nostro raggio d’azione paneuropeo e avranno accesso alle nostre offerte di finanziamenti: la realizzazione del nostro progetto di investimento per l’Italia permetterà di incrementare l’impatto e il sostegno che già oggi Unicredit fornisce all’economia nazionale, un’economia basata su un tessuto vivace di aziende radicate sul territorio, votate all’esportazione e pronte a trarre vantaggio dalla nostra presenza in 13 mercati – un punto di forza che solo la nostra banca può vantare nel panorama europeo».
DOSSIER GOLDEN POWER
Proprio nei giorni scorsi il gruppo di coordinamento alla presidenza del Consiglio, che si occupa di valutare le applicazioni del Golden Power, ha deliberato che l’ops sul Banco rientra nei casi in cui è possibile l’applicazione. Adesso quindi – rimarca Mf/Milano Finanza – si aspetta la notifica dell’operazione da parte di Unicredit per poi avviare il provvedimento, che potrà dettare i paletti entro cui muoversi.
Alcuni giorni fa i manager di Unicredit avrebbero infatti incontrato Simonetta Saporito, a capo del Dipartimento per il coordinamento amministrativo, per affrontare i nodi sul tavolo e già in quell’occasione la decisione di proseguire l’esame potrebbe essere stata anticipata alla banca.
IL RUOLO DELLA LEGA E DELL’INTELLIGENCE
Di fatto, ha aggiunto Mf/Milano Finanza, sarà una prima volta per la norma introdotta nel 2012 ed estesa nel 2023 al settore bancario-assicurativo anche tra imprese italiane, che metterà alla prova la tenuta stessa della norma e porrà a sua volta sotto scrutinio le scelte di Palazzo Chigi e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che hanno evocato l’uso del golden power nell’Ops lanciata da Orcel.
Non a caso è la Lega la più scatenata nelle critiche, palesi e sottotraccia, alla mossa di Unicredit: il Carroccio è considerato in ottimi rapporti con i vertici di Banco Bpm, che stanno studiando mezzi e modi migliori per fronteggiare la mossa del gruppo retto da Orcel. Un caso che vede di fatto allo studio anche l’intelligence, sponda Aise in particolare.
DECRETO IN ARRIVO?
Il frutto di questo lavorio è la spinta verso un decreto, ma le opinioni del governo sono discordanti. Ha scritto oggi il Foglio: “Il ministero dell’Economia e delle Finanze è al lavoro per preparare un decreto che ampli i poteri speciali del governo (golden power) alle banche. E’ questa la mossa (che dovrà superare le resistenze di Palazzo Chigi e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano) per ostacolare due operazioni finanziarie condotte da soggetti considerati lontani politicamente, se non proprio ostili, e sostanzialmente anti nazionali, anche nei casi in cui vestono panni italiani. La prima è l’offerta pubblica di scambio (Opas) lanciata dall’Unicredit guidata da Andrea Orcel su Banco Bpm gestito da Giuseppe Castagna; la seconda è l’accordo tra Assicurazioni Generali e la banca francese Natixis che gestisce patrimoni”.
IL POST DELL’AVVOCATO PICOTTI SU UNICREDIT-BANCO BPM
Ha postato su X l’avvocato Luca Picotti, avvocato esperto di golden power: “Oggi sui giornali si legge di ipotesi di ampliamento del Golden Power per tutelare il risparmio, ma settore creditizio c’è già e per il risparmio ci sono anche BI-BCE (che però non guardano nazionalità..) e ipotesi di uso nell’ops di Unicredit (con la solita ‘tutela occupazione’). La ragione per cui si parla di tutela del risparmio tramite Golden Power, trascurando che trattasi di ambito di competenza tecnica di BI-BCE? Perché BI-Bce non guardano alla nazionalità”.
BANCO BPM SI DIFENDE ALLEANDOSI CON I FRANCESI?
Ma il tramestio politico-istituzionale si accompagna a una sorta di eterogenesi dei fini: così per contrastare l’italiana Unicredit, Banco Bpm punterebbe sull’alleanza con i francesi. “Giuseppe Castagna guarda verso Parigi. Ufficialmente, una trattativa ancora non c’è. I vertici dell’istituto, però, stanno studiando quali contropartite possano convincere Parigi a schierarsi al loro fianco – magari accelerando la creazione del terzo polo con Mps – anziché cedere alle lusinghe di Gae Aulenti”, ha scritto oggi il quotidiano La Stampa: “Di certo, l’ago della bilancia si è spostato al di là delle Alpi. Ancora di più dopo lo scorso 6 dicembre quando, con una mossa a sorpresa, i francesi, già primi azionisti di Piazza Meda con il 9,9%, hanno prenotato con una sottoscrizione di contratti derivati un altro 5,2% del capitale. Risultato: detengono una partecipazione potenziale del 15,1% del Banco. Per convertire i derivati in azioni serve il via libera della Bce, cui Parigi chiederà anche di poter salire fino al 19,9% del capitale. Una quota che rischia di essere determinante per il successo dell’uno o l’altro schieramento. I francesi hanno rassicurato di non essere interessati a scalare il Banco, più semplicemente vogliono tutelare la loro partecipazione. D’altra parte, tra le due banche non mancano le partnership. A cominciare da quelle nel settore del credito al consumo con Agos e la bancassicurazione”.
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IL POST PUBBLICATO DA ANDREA ORCEL SU LINKEDIN
Tre anni fa abbiamo deciso che la nostra ambizione sarebbe stata quella di costruire la Banca per il futuro dell’Europa: un nuovo campione paneuropeo, un nuovo punto di riferimento per il settore finanziario. Un player di cui l’Italia potesse andare fiera.
Siamo una Banca europea, ma con radici profonde e ben radicate in Italia. Siamo davvero orgogliosi del sostegno che, ormai dal 1870, offriamo a imprese e comunità su tutto il territorio nazionale. Oggi siamo proiettati verso il futuro: stiamo investendo nel nostro Paese per favorirne la crescita e permettergli di giocare un ruolo sempre più centrale nel mercato bancario europeo e nel contesto globale.
È questo il motivo strategico alla base delle nostre recenti iniziative di investimento in Italia.
Il nostro obiettivo è creare un Gruppo ancora più solido, forte e competitivo, a livello nazionale: avremo la possibilità di migliorarci, di generare un impatto positivo sulle economie locali e di assicurare un sostegno finanziario sempre più significativo ai clienti ed alle comunità in cui operiamo.
Vogliamo che i nostri servizi bancari siano ulteriormente migliorati, dando accesso a una gamma di prodotti finanziari che possano rispondere in maniera personalizzata alle esigenze dei nostri clienti. Vogliamo essere ancora più innovativi grazie a crescenti investimenti nei servizi digitali e, guardando al futuro, aspiriamo ad aumentare la concorrenza tra banche.
Le imprese del nostro Paese beneficeranno del nostro raggio d’azione paneuropeo e avranno accesso alle nostre offerte di finanziamenti: la realizzazione del nostro progetto di investimento per l’Italia permetterà di incrementare l’impatto e il sostegno che già oggi UniCredit fornisce all’economia nazionale, un’economia basata su un tessuto vivace di aziende radicate sul territorio, votate all’esportazione e pronte a trarre vantaggio dalla nostra presenza in 13 mercati – un punto di forza che solo la nostra Banca può vantare nel panorama europeo.
Vogliamo fare la nostra parte e contribuire attivamente al successo del nostro Paese. Lo stiamo già facendo in modo concreto: per esempio, tramite iniziative come UniCredit per l’Italia, con cui dal 2022 abbiamo messo a disposizione oltre 35 miliardi di euro per supportare le imprese e il terzo settore.
Investire sul futuro dell’Italia significa anche investire sulle nostre persone con una cultura ben definita e inclusiva. Significa valorizzare le competenze che ci permettono di agire come un’unica squadra e continuare a investire sulla formazione: attualmente impieghiamo direttamente più di 18.000 professionisti in posti di lavoro di alto profilo in tutto il business Italia, dalle filiali agli hub tecnologici.
La nostra visione è paneuropea, ma il cuore della nostra identità batte in Italia. E non abbiamo alcuna intenzione di dimenticarlo, perché è un aspetto fondamentale delle nostre origini e della nostra cultura.
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