Luca D’Alberto, l’erede di Ennio Morricone pubblica “Adore Rework (feat. Vritra)”
ADORE REWORK (feat. VRITRA) è una nuova versione del brano di LUCA D'ALBERTO, originariamente inserito nell'album "In Our Hearts" L'articolo Luca D’Alberto, l’erede di Ennio Morricone pubblica “Adore Rework (feat. Vritra)” proviene da imusicfun.
Disponibile su tutte le piattaforme digitali a questo link “ADORE REWORK (feat. VRITRA)”, una nuova versione del brano di LUCA D’ALBERTO, originariamente inserito nell’album “In Our Hearts” pubblicato lo scorso febbraio su etichetta Decca/Universal Music France.
Per questo secondo rework D’Alberto ha voluto al suo fianco il rapper e produttore discografico VRITRA (all’anagrafe Hal Willims) originario della Louisiana, uno degli artisti più acclamati dalla critica nel mondo hip hop/rap, noto per il suo approccio non convenzionale ai testi e alla metrica.
Oltre alla sua carriera da solista, Vritra pubblica anche musica con il suo duo Odd Future, Jet Age of Tomorrow. Il brano “The Knight Hawk” dei Jet Age of Tomorrow è stato successivamente campionato da Kendrick Lamar nella canzone “A.D.H.D”.
La pubblicazione di “ADORE REWORK (feat. VRITRA)” è il secondo step della pubblicazione di una serie di rielaborazioni dei lavori di Luca D’Alberto, iniziata nel mese di dicembre con la release di “Malinconica (REWORK)”.
Definire Luca D’Alberto è un’opera assai complessa perché complesso è delimitare l’arte, il talento, la creatività e l’estro di questo compositore, arrangiatore, polistrumentista e produttore da oltre 30 milioni di stream, nato in Italia e diventato negli ultimi anni una figura di spicco nel panorama internazionale della musica Cinematografica e Modern Classical, la nuova scena musicale nata in Nord Europa e poi sviluppata in tutto il mondo che mischia strumenti e sonorità tipiche della musica classica con elementi di musica elettronica. Ed è proprio lì che si inserisce Luca, ma non solo.
D’Alberto ha pubblicato lo scorso febbraio il suo ultimo album “In Our Hearts“ che è arrivato dopo il successo ottenuto dai precedenti “Endless” del 2017 ed “Exile” del 2018, inframezzati dalla rivisitazione del suo primo lavoro, che ha visto produttori del calibro di Populous, Howie B (U2, Bjork) e Richard Dorfmeister rielaborare i brani in esso contenuti.
Mentre i primi due album sono stati pubblicati per la 7K!, il dipartimento creato appositamente per lui e dedicato alla musica “Modern Classical”, ambient e sperimentale della storica etichetta berlinese !K7, l’ultimo album è uscito per la Decca e lavorato direttamente da Universal Francia, dimostrando in questo modo la crescita dell’attenzione e del mercato internazionale attorno a D’Alberto.
Da molti considerato l’erede di Ennio Morricone, oltre alla sua grande passione per il cinema (che lo occuperà nei prossimi mesi per la chiusura del film di Peter Greenaway e Saskia Boddeke “Lucca Mortis” -titolo provvisorio- con gli attori premio Oscar Dustin Hoffman e Helen Hunt), D’Alberto ha sondato negli anni vari ambiti come la musica sperimentale con la collaborazione con il prestigioso “Pina Bausch” Tanztheater di Wuppertal le installazioni di Berlino (Museo Ebraico), Parigi (Louis Vuitton Foundation), Spoleto (Festival dei Due Mondi) e tante altre sempre accanto a Peter Greenaway, il mondo televisivo e pubblicitario con importanti spot per Apple, Wimbledon, Lancome, tra i tanti, lavori che hanno permesso a Luca di farsi conoscere e apprezzare in tutto il mondo.
D’Alberto, che suona praticamente tutti gli strumenti, inclusi viola, violino, pianoforte, violoncello, chitarra, programmazione e sintetizzatori, oltre ad arrangiare e produrre, esplora nei suoi brani la magnificenza delle emozioni umane e del mondo che lo circonda, una capacità che gli ha permesso di arrivare dall’Italia (dove in passato aveva lavorato con Michele Placido e Costanza Quatriglio) in luoghi così ambiti e chiusi della musica mondiale come Hollywood.
Dopo aver conseguito il diploma di viola e violino all’età di 18 anni (con il massimo dei voti, lode e menzione), D’Alberto ha superato 299 candidati provenienti da tutto il mondo ed è stato ammesso in una delle più prestigiose accademie di musica classica, la Stauffer di Cremona. Nonostante venga chiamato a fare parte del quartetto in cui suonava il leggendario violoncellista Rostropovich decide di abbandonare la sua carriera nella musica classica e fare spazio ad un altro percorso: la composizione di musica propria, musica che lo rappresenta. All’età di 10 anni aveva già iniziato i suoi primi esperimenti in quella direzione (registrando su un vecchio computer utilizzando dei microfoni terribili), spinta che lo ha portato crescendo ad avvicinarsi a mondi lontani dalla classica come il punk e la musica elettronica, in una disperata ricerca di qualcosa che avesse per Luca un’essenza più personale.
Nel 2011 inizia un’importante collaborazione con la compagnia e i ballerini del Tanztheater “Pina Bausch” una collaborazione che nasce in un periodo in cui Parigi diventa per Luca una meta fissa. Un giorno, dopo uno degli incontri con Peter Lindbergh, Luca decide di andare a vedere il Tanztheater “Pina Bausch” al Theatre de la Ville. Dopo lo spettacolo conosce una delle ballerine più famose della compagnia nonché una delle ballerine più iconiche della danza contemporanea (Ditta Miranda) e con lei crea il suo progetto di musica e danza “ESTASI“. Ma gli incontri non finiscono qui e Parigi si rivela fondamentale per la vita di D’Alberto. Durante una festa per i quarant’anni della compagnia conosce Wim Wenders che era rimasto colpito dal suo progetto con i ballerini del ‘Pina Bausch’. Con lui e la moglie Donata Wenders discute di musica e arte e ricorda quella conversazione come il preludio a tutto quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Uno scambio di e-mail con Saskia Boddeke, artista multimediale e moglie del regista Peter Greenaway, lo porta ad incontrare il regista inglese per discutere una proposta per scrivere la colonna sonora per una delle installazioni d’arte più grandi del mondo al Judisches Museum di Berlino, mostra che ha attirato milioni di visitatori tra il 2014 e il 2015.
Tra questi visitatori c’è Horst Weidenmueller, CEO dell’etichetta discografica tedesca !K7, che rimane molto colpito dalla colonna sonora per l’installazione al Museo Ebraico ed invita Luca ad un incontro a Berlino. Weidenmueller gli spiega che vuole creare una filiale dell’etichetta che si occupi della sua musica classico-moderna. Per quanto sorprendente possa sembrare è stato questo incontro a permettere a Luca di venire a conoscenza di questa scena musicale. D’Alberto firma un contratto discografico con la !K7 per due album che sarebbero poi diventati le colonne sonore di campagne famose come Apple, Wimbledon, Lancôme e National Lottery UK. Successivamente i suoi brani verranno acquistati da CBS, Viceland, Netflix e per le sale cinematografiche, raggiungendo oltre 30 milioni di stream sulle piattaforme di streaming, risultati che lo portano a firmare con Universal France per il suo successivo album.
Durante questi anni comporre musica, suonare, produrre, registrare e masterizzare è divenuto per Luca un’ossessione. Luca descrive il periodo più buio con parole molto toccanti: “È stata una fase terribile per me e mi ha fatto capire che non c’è fine all’oscurità. Mi sentivo come se il mio corpo mi stesse tenendo in ostaggio e che la mia mente fosse il mio rapitore”. L’elaborazione di questi difficili mesi così profondi porta D’Alberto verso il suo ultimo disco “In Our Hearts“, un lavoro che parla di lui, della sua Debolezza, Ossessione, Bellezza, Gioia e Dolore, Vita, Luce, Oscurità, Disperazione e Rinascita personale, tutte emozioni ed esperienze accadute con la pandemia globale a fare da cornice. La musica per Luca è stata ed è ancora il luogo dove esprimere tutto quello che è difficile dire a parole.
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