Il Papa da Fazio a promuovere il libro e santificare il socio di Casarini

Prima TikTok, poi Fabio Fazio. Papa Francesco privilegia l’intrattenimento facile per lanciare l’ultimo libro, un’autobiografia, pubblicato da Mondadori con il titolo Spera. È il volume numero 24 firmato in 12 anni di pontificato, all’invidiabile media di due all’anno, più prolifico di campioni dello scaffale come Georges Simenon, Enzo Biagi e Andrea Camilleri. È anche l’occasione per ricordare il Giubileo della Speranza da parte del pontefice, che invita le telecamere de La Nove e le accoglie dolorante: è caduto in Santa Marta e si è procurato una contusione all’avambraccio destro. Nessuna frattura.«La natura umana è buona, Dio l’ha fatta buona. Poi, se pensiamo alla storia di Caino, può anche fare del male», ricorda Francesco dall’ormai tradizionale pulpito laico di «Che tempo che fa», dal quale ha pronunciato più omelie - tre - che da Sant’Ambrogio a Milano, da San Marco a Venezia e da Notre Dame a Parigi. La registrazione è avvenuta nel pomeriggio, Fazio sollecita il Papa sui temi consueti. E le risposte sono quelle consuete. Crisi in Medio Oriente: «La possibilità di avere due popoli e due Stati c’è. La disponibilità non tutti ce l’hanno. Per la pace ci vuole coraggio». Guerra in Ucraina: «La guerra è sempre una sconfitta, è solo distruzione». Al Papa preme parlare del Giubileo, definendolo un’occasione di perdono. «Dio non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Dio perdona sempre, dobbiamo solo bussare alla porta. Si chiama Giubileo della Speranza perché un po’ manca. Oggi ci viene la filosofia della Turandot, “quella speranza che sempre delude”. Ma la speranza non delude mai. Però andare a Roma da turisti non serve. Il giubileo è cambiare il cuore, renderlo più umano». Poi arriva il momento dell’ autobiografia, scritta con Carlo Musso, con aneddoti singolari, ricordi d’infanzia, barzellette, anche una scazzottata con un compagno di scuola.Fra i temi trattati, ecco un leit motiv di Papa Francesco: i migranti. Lui ricorda di essere un finanziatore di Mediterranea, beatifica in diretta don Mattia Ferrari (il cappellano di bordo di Luca Casarini), definendolo «un uomo bravo, che lavora e prega». E lo fa perché, pagando il riscatto, il sacerdote è riuscito a liberare una donna ostaggio degli scafisti. Il santo padre sembra stanco, viene spremuto oltre ogni limite dal conduttore in cerca di audience. E sui disperati in arrivo aggiunge: «Quattro cose bisogna fare con i migranti. Assumerli, accompagnarli, promuoverli e integrarli. In Argentina è avvenuto. Se il migrante non è integrato, però è un problema. L’Italia ha un’età media di 46 anni, faccia entrare i migranti». Amen.Leggi l'articolo completo su La Verità

Jan 20, 2025 - 12:03
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Il Papa da Fazio a promuovere il libro e santificare il socio di Casarini


Prima TikTok, poi Fabio Fazio. Papa Francesco privilegia l’intrattenimento facile per lanciare l’ultimo libro, un’autobiografia, pubblicato da Mondadori con il titolo Spera. È il volume numero 24 firmato in 12 anni di pontificato, all’invidiabile media di due all’anno, più prolifico di campioni dello scaffale come Georges Simenon, Enzo Biagi e Andrea Camilleri. È anche l’occasione per ricordare il Giubileo della Speranza da parte del pontefice, che invita le telecamere de La Nove e le accoglie dolorante: è caduto in Santa Marta e si è procurato una contusione all’avambraccio destro. Nessuna frattura.

«La natura umana è buona, Dio l’ha fatta buona. Poi, se pensiamo alla storia di Caino, può anche fare del male», ricorda Francesco dall’ormai tradizionale pulpito laico di «Che tempo che fa», dal quale ha pronunciato più omelie - tre - che da Sant’Ambrogio a Milano, da San Marco a Venezia e da Notre Dame a Parigi. La registrazione è avvenuta nel pomeriggio, Fazio sollecita il Papa sui temi consueti. E le risposte sono quelle consuete. Crisi in Medio Oriente: «La possibilità di avere due popoli e due Stati c’è. La disponibilità non tutti ce l’hanno. Per la pace ci vuole coraggio». Guerra in Ucraina: «La guerra è sempre una sconfitta, è solo distruzione».

Al Papa preme parlare del Giubileo, definendolo un’occasione di perdono. «Dio non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Dio perdona sempre, dobbiamo solo bussare alla porta. Si chiama Giubileo della Speranza perché un po’ manca. Oggi ci viene la filosofia della Turandot, “quella speranza che sempre delude”. Ma la speranza non delude mai. Però andare a Roma da turisti non serve. Il giubileo è cambiare il cuore, renderlo più umano». Poi arriva il momento dell’ autobiografia, scritta con Carlo Musso, con aneddoti singolari, ricordi d’infanzia, barzellette, anche una scazzottata con un compagno di scuola.

Fra i temi trattati, ecco un leit motiv di Papa Francesco: i migranti. Lui ricorda di essere un finanziatore di Mediterranea, beatifica in diretta don Mattia Ferrari (il cappellano di bordo di Luca Casarini), definendolo «un uomo bravo, che lavora e prega». E lo fa perché, pagando il riscatto, il sacerdote è riuscito a liberare una donna ostaggio degli scafisti. Il santo padre sembra stanco, viene spremuto oltre ogni limite dal conduttore in cerca di audience. E sui disperati in arrivo aggiunge: «Quattro cose bisogna fare con i migranti. Assumerli, accompagnarli, promuoverli e integrarli. In Argentina è avvenuto. Se il migrante non è integrato, però è un problema. L’Italia ha un’età media di 46 anni, faccia entrare i migranti». Amen.


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