Meloni unica leader di governo in Ue all’insediamento di Donald Trump: l’ultimo riconoscimento del tycoon che preoccupa Bruxelles
L'estrema destra in Ue esulta, gli altri partiti fingono indifferenza. Ma il ruolo della premier italiana tra Ue e Usa preoccupa l'establishment L'articolo Meloni unica leader di governo in Ue all’insediamento di Donald Trump: l’ultimo riconoscimento del tycoon che preoccupa Bruxelles proviene da Il Fatto Quotidiano.
Le destre europee esultano, le istituzioni Ue ostentano tranquillità considerandola niente più che una grande ‘festa di partito’ mondiale. Ma la presenza di Giorgia Meloni alla cerimonia di insediamento di Donald Trump solleva, o meglio acutizza, un tema che in Europa rimarrà attuale per tutta la durata del mandato del tycoon alla Casa Bianca: il ruolo dell’Italia come punto di contatto tra l’Unione e gli States.
L’ultradestra mondiale ad applaudire Trump
Scorrendo la lista degli invitati si capisce subito che la selezione ha seguito dei criteri ben precisi: politici o uomini di potere di destra o, almeno nell’immagine che tentano di trasmettere, anti-establishment. È per questo motivo che a Washington finiranno Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen, numerosi membri del partito dei Conservatori europe e dei Patrioti, tra i quali spiccano il leader di Vox Santiago Abascal e l’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Ci sono inoltre il leader di Reconquête Éric Zemmour, quello di Alleanza per l’Unione dei Romeni George Simion, il leader del partito belga Vlaams Belang Tom Van Grieken, il capo di Reform Uk Nigel Farage e perfino il co-presidente di Alternative für Deutschland Tino Chrupalla.
Un’assenza che fa parlare è quella del premier ungherese Viktor Orban che in più occasioni si è definito un ammiratore di Trump, ricevendo in cambio altrettante lodi. Al suo posto arriveranno negli Stati Uniti solo degli europarlamentari di Fidesz. Ma la scelta potrebbe non essere casuale: la presenza del leader di Budapest sarebbe stata l’unica, insieme appunto a quella della premier italiana, di un capo di governo europeo. E invece il palco sarà tutto per l’amica Giorgia Meloni, unica esponente di un esecutivo europeo, tra l’altro del terzo Paese più importante tra i 27, a prendere parte alla cerimonia. Messa sullo stesso piano di altri leader mondiali invitati all’insediamento, come il presidente argentino Javier Milei o, a sorpresa, anche il capo di Stato cinese Xi Jinping che ha inviato però il vicepresidente Han Zheng.
Meloni ponte tra Usa e Ue?
Che la leader di Fratelli d’Italia goda di uno spazio privilegiato nella lista delle amicizie della nuova amministrazione americana non è certo una notizia. Lo ha dimostrato lo stesso Trump invitandola sia all’insediamento sia alla precedente proiezione a Mar-a-Lago di un documentario sull’assalto a Capitol Hill, episodio che ha poi portato allo sblocco delle trattative per la liberazione di Cecilia Sala. E lo dimostrano anche i messaggi di reciproco apprezzamento scambiati con Elon Musk, il nuovo braccio destro del presidente che già un anno fa ha partecipato alla festa di Atreju.
Questa vicinanza, a Bruxelles, non viene vissuta con serenità. Dopo la vittoria alle ultime elezioni americane, la Commissione Ue, da Ursula von der Leyen all’Alto rappresentante per la Politica Estera, Kaja Kallas, si è affrettata a mostrare pieno allineamento con la futura amministrazione, nonostante molti dossier rimangano temibili incognite, a partire dal futuro coinvolgimento statunitense nella guerra in Ucraina. Ciò che si percepisce parlando con chi vive i palazzi della bolla europea è che le reazioni si dividono sostanzialmente in due: entusiasmo dalla destra, anche quella più estrema, per un riconoscimento che dall’altra parte dell’Oceano mancava da quattro anni e apparente indifferenza tra i partiti più moderati. In realtà, da quanto si apprende, la preoccupazione anche tra i secondi c’è eccome: se Trump decidesse di trasformare definitivamente Giorgia Meloni nel suo canale di comunicazione con l’Europa, la sua importanza a Bruxelles aumenterebbe ancora di più, favorendo chi, all’interno dei partiti tradizionali, spinge per uno spostamento a destra del baricentro europeo.
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