La locomotiva bio torna a correre ma potrebbe andare più veloce

La crescita a volume è del 5% nel 2024, il 70% dei consumatori disposti a pagare dal 10 al 30% in più per l’ortofrutta bio Il biologico torna a crescere e potrebbe farlo ancora di più se si sfruttassero pienamente le sue potenzialità. Dati e aspetti positivi emergono dal consuntivo della chiusura (a gennaio 2025) del progetto triennale di promozione e informazione del biologico, Made in Nature, finanziato da Cso Italy e dall'Unione Europea (il valore complessivo è oltre 2 milioni di euro) dedicato a 4 Paesi target (Italia, Danimarca, Francia e Germania). E che ha visto la partecipazione di diverse aziende specializzate nell’ortofrutta biologica, Brio, Canova, Ceradini Group, Conserve Italia, Orogel e Verybio. Biologico in controtendenza I consumi di ortofrutta sono “finalmente” stabili (-0,1%, dati Cso-GfK gennaio-settembre 2024) dopo un biennio “drammatico”, come ha rimarcato Paolo Bruni, presidente di Cso Italy: “Nel 2022 si è perso il 9%, nel 2023 un altro 6%: in due anni siamo scesi da 6 a circa 5 milioni tonnellate”. Il bio però è controtendenza: “È vero che gli acquisti bio sono diminuiti ma meno rispetto a quelli nel convenzionale. E nel 2024 crescono del 5% in volumi (dato a novembre)” ha dichiarato Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy. La ricerca sui consumi di ortofrutta biologica Ma sono le prospettive a far sorridere, evidenziate da una ricerca condotta da Sec Newgate Italia su un campione di 3mila intervistati (età 18-65 anni), che si inserisce nel quadro delle attività di Made in Nature, presentata a Milano, presso Palazzo Pirelli, alla presenza dell’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi. La penetrazione è molto altra (il 92% in Italia compra un prodotto ortofrutticolo bio almeno una volta l’anno), rispetto ad altri prodotti alimentari (58%) e non food (9%). Il 52% degli italiani afferma poi che fa più acquisti bio rispetto ai tre anni precedenti. Andando a vedere quali sono i prodotti più acquistati, nel nostro Paese vincono i limoni (65%), seguono poi mele e pomodori (58%), arance (57%); più distanziati kiwi (27%), uva da tavola (26%) e berry (15%). Lo “zoccolo duro” è rappresentato da circa un 20% che acquista bio ogni volta che fa la spesa (il 56% solo quando ne ha bisogno). Ed è la stessa quota (21%) che è disposta a spendere fino al 20% in più per l’ortofrutta biologica rispetto a quel 48% di italiani che al massimo possono arrivare a un +10% di prezzo. 1 di 3 Opportunità da cogliere con la gdo “Se c’è una quota del 70% disposta a pagare dal 10 al 30% in più per l’ortofrutta bio, vuol dire che un margine c’è -ha rimarcato Luca Zocca, marketing manager Brio-. Serve, per esempio, sgrammare per avere battute di cassa più contenute e intercettare più consumatori. Va poi aumentata la componente di servizio: per esempio il bio potrebbe trovare più spazio nella quinta gamma che è in forte crescita”. Paolo Pari, direttore di Almaverde bio, crede che in primis occorra puntare su progetti di category per il bio. “L’offerta bio va organizzata in maniera diversa per smontare la variabile prezzo ovvero come category. Un prodotto bio democratico è ancora possibile. Ma produzione e distribuzione si devono accordare per vedere come renderlo più accessibile”. Unanimemente viene indicato il ruolo fondamentale che può avere la comunicazione, soprattutto istituzionale. “Se è di circa il 3% è il valore degli acquisti bio in gdo, in realtà l’ortofrutta bio pesa il 10%. Ma gli acquisti sono ancora bassi perché c’è ancora molta confusione, anche sui marchi: il bio va comunicato meglio” ha concluso Macchi. L'articolo La locomotiva bio torna a correre ma potrebbe andare più veloce è un contenuto originale di Mark Up.

Jan 22, 2025 - 16:59
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La locomotiva bio torna a correre ma potrebbe andare più veloce
La crescita a volume è del 5% nel 2024, il 70% dei consumatori disposti a pagare dal 10 al 30% in più per l’ortofrutta bio

Il biologico torna a crescere e potrebbe farlo ancora di più se si sfruttassero pienamente le sue potenzialità. Dati e aspetti positivi emergono dal consuntivo della chiusura (a gennaio 2025) del progetto triennale di promozione e informazione del biologico, Made in Nature, finanziato da Cso Italy e dall'Unione Europea (il valore complessivo è oltre 2 milioni di euro) dedicato a 4 Paesi target (Italia, Danimarca, Francia e Germania). E che ha visto la partecipazione di diverse aziende specializzate nell’ortofrutta biologica, Brio, Canova, Ceradini Group, Conserve Italia, Orogel e Verybio.

Biologico in controtendenza

I consumi di ortofrutta sono “finalmente” stabili (-0,1%, dati Cso-GfK gennaio-settembre 2024) dopo un biennio “drammatico”, come ha rimarcato Paolo Bruni, presidente di Cso Italy: “Nel 2022 si è perso il 9%, nel 2023 un altro 6%: in due anni siamo scesi da 6 a circa 5 milioni tonnellate”. Il bio però è controtendenza: “È vero che gli acquisti bio sono diminuiti ma meno rispetto a quelli nel convenzionale. E nel 2024 crescono del 5% in volumi (dato a novembre)” ha dichiarato Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy.

La ricerca sui consumi di ortofrutta biologica

Ma sono le prospettive a far sorridere, evidenziate da una ricerca condotta da Sec Newgate Italia su un campione di 3mila intervistati (età 18-65 anni), che si inserisce nel quadro delle attività di Made in Nature, presentata a Milano, presso Palazzo Pirelli, alla presenza dell’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi. La penetrazione è molto altra (il 92% in Italia compra un prodotto ortofrutticolo bio almeno una volta l’anno), rispetto ad altri prodotti alimentari (58%) e non food (9%).

Il 52% degli italiani afferma poi che fa più acquisti bio rispetto ai tre anni precedenti. Andando a vedere quali sono i prodotti più acquistati, nel nostro Paese vincono i limoni (65%), seguono poi mele e pomodori (58%), arance (57%); più distanziati kiwi (27%), uva da tavola (26%) e berry (15%). Lo “zoccolo duro” è rappresentato da circa un 20% che acquista bio ogni volta che fa la spesa (il 56% solo quando ne ha bisogno). Ed è la stessa quota (21%) che è disposta a spendere fino al 20% in più per l’ortofrutta biologica rispetto a quel 48% di italiani che al massimo possono arrivare a un +10% di prezzo.

Opportunità da cogliere con la gdo

“Se c’è una quota del 70% disposta a pagare dal 10 al 30% in più per l’ortofrutta bio, vuol dire che un margine c’è -ha rimarcato Luca Zocca, marketing manager Brio-. Serve, per esempio, sgrammare per avere battute di cassa più contenute e intercettare più consumatori. Va poi aumentata la componente di servizio: per esempio il bio potrebbe trovare più spazio nella quinta gamma che è in forte crescita”.

Paolo Pari, direttore di Almaverde bio, crede che in primis occorra puntare su progetti di category per il bio. “L’offerta bio va organizzata in maniera diversa per smontare la variabile prezzo ovvero come category. Un prodotto bio democratico è ancora possibile. Ma produzione e distribuzione si devono accordare per vedere come renderlo più accessibile”. Unanimemente viene indicato il ruolo fondamentale che può avere la comunicazione, soprattutto istituzionale. “Se è di circa il 3% è il valore degli acquisti bio in gdo, in realtà l’ortofrutta bio pesa il 10%. Ma gli acquisti sono ancora bassi perché c’è ancora molta confusione, anche sui marchi: il bio va comunicato meglio” ha concluso Macchi.

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