Il TFR resta in azienda: il Governo fa marcia indietro

I lavoratori dipendenti dispongono di un tesoretto: ma quanto ne sono consapevoli? Il TFR, ovvero il trattamento di fine rapporto, è una delle componenti della retribuzione. Ogni anno un importo pari al 6,91% della retribuzione lorda viene accantonato. In soldoni significa mettere da parte una mensilità, rivalutata a un tasso dell’1,5% più il 75% dell’indice […] L'articolo Il TFR resta in azienda: il Governo fa marcia indietro proviene da ilBollettino.

Jan 16, 2025 - 13:14
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Il TFR resta in azienda: il Governo fa marcia indietro

I lavoratori dipendenti dispongono di un tesoretto: ma quanto ne sono consapevoli? Il TFR, ovvero il trattamento di fine rapporto, è una delle componenti della retribuzione. Ogni anno un importo pari al 6,91% della retribuzione lorda viene accantonato. In soldoni significa mettere da parte una mensilità, rivalutata a un tasso dell’1,5% più il 75% dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo. Tanto per esemplificare, su una RAL di 30mila euro lordi si ottengono ogni anno circa 2.100 euro, riscattabili quando termina il rapporto di lavoro. La scelta che spetta a ogni lavoratore – entro sei mesi dall’assunzione – è se lasciare il TFR nelle casse aziendali, oppure destinarlo alla previdenza complementare tramite un fondo pensione. Andando quindi a rimpinguare l’assegno pensionistico futuro. Ma la seconda è una strada intrapresa solo da un terzo di chi dispone di un TFR (fonte Money Farm). Perché tanta diffidenza?

Cosa conviene fare?

A conti fatti la scelta più conveniente sembrerebbe anche la meno battuta. Per il TFR che resta in azienda si applicano aliquote IRPEF dal 23 fino al 43%. In caso di versamento a un fondo pensione invece, il TFR subisce un prelievo al momento del pensionamento pari a 15%. Una quota che può ridursi dello 0,3% per ciascun anno di permanenza nel fondo oltre il quindicesimo, fino al raggiungimento del minimo del 9%. Un reddito di 2mila euro netti mensili potrebbe tradursi ad esempio in 57.838 euro in caso di TFR lasciato in azienda. La cifra potrebbe salire fino a un picco di 92.982 euro con un investimento in pensione integrativa.

Dove finisce il TFR

Sono circa 98 i miliardi provenienti dal TFR confluiti tra il 2007 e il 2023 nel Fondo di Tesoreria dell’INPS, un versamento obbligatorio per le aziende con più di 50 dipendenti (fonte Covip). Altri 242 miliardi si collocano invece nei bilanci o nel circolante delle imprese con meno di 50 dipendenti. Alla base potrebbe esserci un problema di disinformazione: «Secondo il 39% dei rispondenti al nostro sondaggio molti lavoratori dipendenti semplicemente non sanno di poter conferire il TFR a un Fondo negoziale, aperto o a un PIP» ha spiegato Andrea Rocchetti, Head of Investment Advisory di Moneyfarm.

La riforma saltata all’ultimo

Doveva esserci un emendamento alla legge di bilancio. Una norma che avrebbe consentito, attraverso il meccanismo del silenzio assenso, di destinare in automatico il TFR a un fondo pensione. Regola da applicare però solo ai nuovi assunti: il loro TFR – senza un esplicito diniego entro sei mesi dall’assunzione – sarebbe confluito nella previdenza integrativa. Detto in un altro modo, per lasciare il TFR in azienda i lavoratori avrebbero dovuto esplicitarlo. L’obiettivo? Dare una mano agli investimenti tuttora scarseggianti nel secondo pilastro della previdenza. All’ultimo però c’è stata la retromarcia del Governo.

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