Ecco le prime trumpate di Trump
Discorso di insediamento e primi ordini esecutivi: tutto sulle prime mosse di Trump. L'intervento di Francesco D'Arrigo
Discorso di insediamento e primi ordini esecutivi: tutto sulle prime mosse di Trump. L’intervento di Francesco D’Arrigo
Come anticipato nel mio precedente articolo, il presidente Donald Trump, con il suo discorso pronunciato nel giorno del suo giuramento (senza aver posto la mano sinistra sulla Bibbia) che ne ha ufficializzato il ritorno alla Casa Bianca da 47esimo presidente degli Stati Uniti, ha enunciato la nuova “Foreign Policy” imperiale della sua Amministrazione.
Una cerimonia di insediamento tanto spettacolare dal punto di vista scenografico quanto il suo discorso messianico, durante il quale ha illustrato le politiche della nuova Amministrazione statunitense.
Il presidente Trump, che si è dichiarato “miracolato da Dio per poter salvare la nazione”, ha detto di voler essere un “unificatore”, un “pacificatore” ed ha preso le distanze dalle attuali guerre nel mondo, “nelle quali non entreremo mai”.
Ma non facciamoci illusioni: quello che abbiamo sentito non era solo il discorso inaugurale del presidente degli Stati Uniti che giura sulla Costituzione, ma un vero e proprio discorso di “guerra”.
Nel “giorno della liberazione” – il presidente Trump ha evocato la postura e il linguaggio di un leader in tempo di guerra, contro quelle che considera le più grandi minacce per gli Stati Uniti.
LE GUERRE DICHIARATE DAL PRESIDENTE TRUMP
Il presidente Trump ha dichiarato l’emergenza nazionale al confine meridionale, così da poter bypassare il Parlamento per poter schierare l’esercito e far guerra agli immigrati privi di documenti e “respingere l’invasione”. Ha dichiarato guerra all’inflazione ed ai prezzi elevati, mediante la promessa di ritornare ad estrarre ed utilizzare più petrolio e gas. Ha dichiarato guerra al Clima, annunciando l’uscita degli Usa dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
Ha dichiarato guerra a tutti i partner commerciali, promettendo dazi e tariffe che aumenteranno enormemente le entrate per gli Stati Uniti. Ha dichiarato guerra all’inefficienza del governo, ai manager delle Agenzie, alla “censura governativa”; ha dichiarato guerra alla “militarizzazione” del Dipartimento di Giustizia; guerra al crimine, impegnandosi a portare “legge e ordine” con particolare attenzione alle città. Ha dichiarato guerra alla diversità, in particolare alla comunità LGBTQ, dichiarando che “ci sono solo due generi: maschio e femmina”.
Ha praticamente dichiarato guerra a Panama, dicendo che è stato “sciocco” per gli Stati Uniti affidargli il Canale, dopo averlo costruito al costo della vita di oltre 30 mila lavoratori e miliardi di dollari dei contribuenti americani, lanciando un inequivocabile avvertimento: “ci riprenderemo il Canale di Panama”.
Ha accennato alla possibilità di altri conflitti, sostenendo che gli Stati Uniti devono essere una nazione che “espande il proprio territorio”.
GLI ORDINI ESECUTIVI FIRMATI DAL PRESIDENTE TRUMP
Dopo il discorso di insediamento, Trump ha concluso la sua prima giornata da presidente mettendo in pratica le policy descritte con la firma di 42 Ordini esecutivi, memorandum e proclamations, 115 azioni su incarichi e nomine di Senior Executive Service (SES) che hanno il compito di “garantire la gestione esecutiva del Governo degli Stati Uniti, e di oltre 200 azioni esecutive, che hanno dato il via alla sua presidenza con un uso muscolare del potere. Provvedimenti che hanno imposto una brusca inversione rispetto a tutte le politiche federali, a quelle di politica estera e di sviluppo delle alleanze del presidente Joe Biden, brutalmente attaccato durante la cerimonia, soprattutto in materia di immigrazione, energia, clima e inflazione. Ordini esecutivi che mirano ad imporre sin dal primo giorno l’agenda “America First” del suo movimento MAGA, che prevede la massiccia ripresa di trivellazioni e attività estrattive sulle risorse naturali, espansioni territoriali e guerra economica, che stravolgono radicalmente il ruolo globale degli Stati Uniti.
Alcuni degli ordini firmati dal presidente Trump saranno sicuramente contestati in tribunale, mentre altri saranno in gran parte simbolici. Ma nel loro insieme rappresentano la sua intenzione di allontanarsi nettamente dalla dottrina dell’Amministrazione Biden, nonostante gli abbia lasciato in eredità una economia in forte crescita e livelli di occupazione senza precedenti. Il neo eletto presidente deve dimostrare che mantiene le promesse fatte in campagna elettorale, e cioè di spezzare quello che lui ed i suoi collaboratori definiscono l’intento del “deep State” di ostacolare il suo programma.
IMMIGRAZIONE E PROTEZIONE DEI CONFINI
– Impedire l’asilo alle persone appena arrivate al confine meridionale.
– Porre fine alla cittadinanza di nascita, garantita dal 14° emendamento, per i figli di immigrati privi di documenti. Il Presidente non può modificare la Costituzione da solo, quindi non è ancora chiaro come Trump intenda negare i benefici della cittadinanza a un gruppo di persone nate negli Stati Uniti. Qualsiasi mossa sarà sicuramente contestata in tribunale.
– Sospendere il programma di ammissione dei rifugiati “fino a quando l’ulteriore ingresso negli Stati Uniti di rifugiati non sarà in linea con gli interessi degli Stati Uniti”.
– Dichiarare gli attraversamenti dei migranti lungo il confine tra Stati Uniti e Messico un’emergenza nazionale, consentendo a Trump di sbloccare unilateralmente i fondi federali per la costruzione del muro di confine, senza l’approvazione del Congresso, per un’azione di contrasto più severa.
– Riprendere la politica che impone alle persone che chiedono asilo di aspettare in Messico mentre un giudice dell’immigrazione esamina il loro caso.
– Considerare la possibilità di designare i cartelli come “organizzazioni terroristiche straniere”.
TARIFFE E COMMERCIO
– Indicare alle agenzie federali di avviare un’indagine sulle pratiche commerciali, compresi i persistenti deficit commerciali e le pratiche valutarie sleali, nonché di esaminare i flussi di migranti e di droga da Canada, Cina e Messico verso gli Stati Uniti.
– Valutare il rispetto da parte della Cina di un accordo commerciale firmato da Trump nel 2020 e dell’accordo Stati Uniti-Messico-Canada, che Trump ha firmato nel 2020 per sostituire l’accordo di libero scambio nordamericano.
– Ordinare al governo di valutare la fattibilità della creazione di un “External Revenue Service” per la riscossione di tariffe e dazi.
– Effettuare una revisione completa della base industriale e manifatturiera degli Stati Uniti per valutare se siano giustificate ulteriori tariffe legate alla sicurezza nazionale.
ENERGIA E AMBIENTE
– Ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, il patto tra quasi tutte le nazioni per combattere il cambiamento climatico.
– Dichiarare un’emergenza energetica nazionale, la prima nella storia degli Stati Uniti, che potrebbe sbloccare nuovi poteri per sospendere alcune norme ambientali o accelerare il rilascio di permessi per alcuni progetti minerari.
– Tentare di revocare il divieto di trivellazione offshore imposto da Biden su 625 milioni di acri di acque federali.
– Avviare l’abrogazione delle norme dell’era Biden sull’inquinamento da gas di scarico di auto e camion leggeri, che hanno incoraggiato le case automobilistiche a produrre più veicoli elettrici.
– Ritirare le norme sull’efficienza energetica delle lavastoviglie, dei soffioni delle docce e delle stufe a gas.
– Aprire le zone selvagge dell’Alaska a ulteriori trivellazioni di petrolio e gas.
– Riavviare le revisioni di nuovi terminali di esportazione di gas naturale liquefatto, che l’amministrazione Biden aveva messo in pausa.
– Bloccare il leasing delle acque federali per i parchi eolici offshore.
– Eliminare i programmi di giustizia ambientale in tutto il governo, che mirano a proteggere le comunità povere dall’eccesso di inquinamento.
– Rivedere tutti i regolamenti federali che impongono un “onere eccessivo” allo sviluppo o all’utilizzo di diverse fonti energetiche, in particolare carbone, petrolio, gas naturale, energia nucleare, energia idroelettrica e biocarburanti.
LIBERARE LO STRAORDINARIO POTENZIALE DELLE RISORSE DELL’ALASKA
Per liberare questa opportunità è necessario porre immediatamente fine all’assalto alla sovranità dell’Alaska e alla sua capacità di sviluppare responsabilmente queste risorse a beneficio della nazione. È quindi indispensabile revocare immediatamente le restrizioni punitive attuate dalla precedente amministrazione che mirano specificamente allo sviluppo delle risorse sia sulle terre statali che su quelle federali dell’Alaska.
Sfruttare appieno le vaste terre e risorse dell’Alaska a beneficio della Nazione e dei cittadini americani che chiamano l’Alaska casa;
massimizzare in modo efficiente ed efficace lo sviluppo e la produzione delle risorse naturali situate nelle terre federali e statali dell’Alaska; accelerare la concessione di permessi e leasing di progetti energetici e di risorse naturali in Alaska; dare priorità allo sviluppo del potenziale di gas naturale liquefatto (GNL) dell’Alaska, compresa la vendita e il trasporto del GNL ad altre regioni degli Stati Uniti e a nazioni alleate nella regione del Pacifico.
INIZIATIVE PER IL GENERE E LA DIVERSITÀ, L’EQUITÀ E L’INCLUSIONE
– Terminare i programmi D.E.I. in tutto il governo federale, soprattutto nelle scuole e nelle Forze Armate.
– Riconoscere due sessi: maschile e femminile.
– Eliminare le protezioni per i transgender nelle carceri federali.
IL DOSSIER TIKTOK
Ma il più sorprendente degli Ordini Esecutivi del presidente Trump è quello sul Divieto di TikTok.
Il 24 aprile 2024 il presidente Biden aveva firmato il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act (PAFACA), una legge del Congresso approvata in maniera bipartisan come parte della Public Law 118-50, che prevede che TikTok deve separarsi dalla società madre ByteDance con sede in Cina o chiudere negli Stati Uniti. Legge che venerdì scorso 18 gennaio, due giorni prima dell’insediamento ufficiale del presidente Trump, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato essere costituzionale e che il governo federale può legalmente chiudere TikTok negli Stati Uniti, infliggendo un duro colpo all’applicazione ritenuta una seria minaccia alla sicurezza nazionale. Trump, che ha tentato senza successo di vietare TikTok durante il suo primo mandato, ha improvvisamente invertito rotta e giudizio ed ora vuole salvare l’App il cui algoritmo segreto è gestito da Pechino. Ripensamento che lo stesso presidente ha pubblicamente attribuito alla convinzione che TikTok abbia favorito l’affluenza ed il voto in suo favore dei giovani americani, sconfessando tutte Ie precedenti battaglie portate avanti dalla sua Amministrazione prima e da quella Biden dopo, per contrastare le minacce che gli esperti e le Agenzie di Intelligence hanno attribuito al governo cinese, che gestisce tutti i dati che la piattaforma social utilizza per spiare gli americani, diffondere propaganda a favore della Cina, attuare operazioni di hacking cognitivo contro le giovani generazioni.
L’Ordine esecutivo prevede di “perseguire una risoluzione che protegga la sicurezza nazionale salvando una piattaforma utilizzata da 170 milioni di americani”. Trump ha ordinato al suo procuratore generale di non applicare la legge che blocca definitivamente la piattaforma di social media cinese che minaccia la sicurezza nazionale, per un periodo 75 giorni, per dare all’amministrazione Trump l’opportunità di determinare il percorso appropriato da seguire.
CAPITOLO GRAZIA
Un altro dirompente Ordine esecutivo firmato dal presidente riguarda la concessione della grazia piena, completa e incondizionata a tutti gli individui condannati per reati connessi agli eventi verificatisi al Campidoglio degli Stati Uniti o nelle sue vicinanze il 6 gennaio 2021.
Ulteriori Ordini emanati riguardano: il ritiro degli Usa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; rinominare il monte Denali e il Golfo del Messico; lo stanziamento di risorse agli Stati che eseguono la pena di morte, per dotarli di una “fornitura sufficiente” di farmaci per l’iniezione letale; la costituzione del Dipartimento per l’efficienza del governo, l’iniziativa di riduzione dei costi guidata da Elon Musk; l’esposizione della bandiera americana a tutta altezza i lunedì e nei futuri Inauguration Day; la revoca dei nulla osta di sicurezza a 51 firmatari di una lettera che suggerisce che il contenuto del computer portatile di Hunter Biden potrebbe essere disinformazione russa.
COSA FARA’ L’EUROPA?
Nessuno di questi Ordini esecutivi presidenziali dovrebbe sorprenderci: il presidente Trump ha promesso che avrebbe messo in atto queste politiche durante la campagna elettorale e 77 milioni di americani hanno votato per lui e per il suo programma.
Per i cittadini americani che lo hanno votato, il 20 gennaio 2025 è stato un giorno di speranza.
Per tutti quelli che non lo hanno votato e per il resto del mondo (nemici, avversari, competitor ed alleati) è stato un giorno di allarme generale.
Per l’Unione Europea, un ennesimo avviso per mettere a punto una strategia coordinata di politica estera, economica, informativa e militare in grado di mettere in campo azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle molteplici crisi che coinvolgono i cittadini e le istituzioni dell’Unione e degli Stati membri.
Un approccio che tenga conto di tutti i rischi per la nostra società e dell’imperativa necessità di costruire un sistema di difesa condiviso, non più procrastinabile nel contesto dell’evoluzione del panorama geostrategico, ulteriormente sconvolto dalla nuova dottrina di politica estera del presidente Trump.
L’Europa non può rimanere spettatrice di questa annunciata nuova “guerra ibrida” che sta arrivando anche dall’Occidente, per scoprire se porterà davvero a una nuova “età dell’oro” per l’America o il ritorno della storia oscura per il mondo.
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