Dispositivi medici, quanto picchierà duro l’Ue contro la concorrenza sleale della Cina?

Secondo un'indagine della Commissione europea, la Cina favorisce le proprie imprese nelle gare d’appalto per dispositivi medici e applica pratiche discriminatorie nei confronti dei produttori europei. Bruxelles si dice pronta a intraprendere azioni decisive. Fatti, numeri e commenti

Jan 15, 2025 - 13:31
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Dispositivi medici, quanto picchierà duro l’Ue contro la concorrenza sleale della Cina?

Secondo un’indagine della Commissione europea, la Cina favorisce le proprie imprese nelle gare d’appalto per dispositivi medici e applica pratiche discriminatorie nei confronti dei produttori europei. Bruxelles si dice pronta a intraprendere azioni decisive. Fatti, numeri e commenti

 

Per Bruxelles non ci sono dubbi: la Cina continua a discriminare i dispositivi medici dell’Ue nel mercato degli appalti pubblici. La Commissione europea aveva avviato un’inchiesta lo scorso aprile e ora afferma di avere “prove evidenti” a sostegno dell’accusa. Adesso resta da stabilire quali contromisure adottare.

L’INDAGINE PER PRATICHE “DISCRIMINATORIE”

Nell’aprile 2024 la Commissione Ue – utilizzando per la prima volta lo Strumento internazionale per gli appalti pubblici (Ipi) – aveva avviato un’indagine per esaminare in che modo la Cina favorisce le sue società nazionali, a scapito di quelle europee, nelle gare d’appalto per dispositivi medici.

Ad alimentare i dubbi e far partire l’indagine erano state anche le crescenti tensioni commerciali con Pechino, da cui Bruxelles riferiva di non aver ricevuto fino a quel momento alcuna collaborazione.

I RISULTATI DELL’INDAGINE

A distanza di nove mesi, la Commissione europea ha concluso che i dispositivi medici dell’Ue non hanno un accesso equo alle gare d’appalto pubbliche della Cina e sono oggetto di continua discriminazione nel mercato degli appalti pubblici del Paese.

Nella sua relazione, Bruxelles dichiara di aver trovato “prove evidenti” del fatto che Pechino ha adottato misure e pratiche che favoriscono i dispositivi cinesi per gli ospedali e condizioni che portano a offerte anormalmente basse che le aziende orientate al profitto non possono offrire. Inoltre, il documento cita anche una mancanza di trasparenza: meno di un decimo delle 380.000 gare d’appalto per dispositivi medici tra gennaio 2017 e il 31 maggio 2024 riportava criteri di ammissibilità in forma accessibile. Di questi, l’87% conteneva “discriminazioni dirette e indirette”, tra cui il divieto di importazione di dispositivi medici.

Il rapporto ha infatti individuato le cosiddette politiche “Buy China” di Pechino, progettate “per favorire direttamente quelli nazionali a scapito di quelli importati”. I dispositivi medici ad alte prestazioni, secondo Bruxelles, sono proprio uno dei dieci settori chiave identificati nella strategia “Made in China 2025” e, dunque, dovrebbero rappresentare la metà di tutti quelli utilizzati negli ospedali entro il 2020, il 70% entro il 2025 e il 95% entro il 2030.

POSSIBILI CONTROMISURE EUROPEE

Considerate le conclusioni dell’indagine, l’esecutivo comunitario non esclude di mettere al bando gli offerenti cinesi dai mercati degli appalti pubblici dell’Ue o assegnare un punteggio di penalità alle loro offerte per cinque anni.

“Abbiamo riscontrato che la Cina discrimina i produttori di dispositivi medici dell’Ue nelle gare d’appalto pubbliche e, pur continuando a dare priorità al dialogo come primo passo per trovare soluzioni, siamo pronti a intraprendere azioni decisive per difendere la parità di condizioni e sostenere la concorrenza leale”, ha detto Maros Sefcovic, commissario Ue per il Commercio.

LA REAZIONE DI PECHINO

La Cina, dal canto suo, ha criticato l’avvio dell’indagine e ora le conclusioni potrebbero aumentare le tensioni, fomentando dall’una e dall’altra parte le accuse di “protezionismo”. Nell’ultimo anno, infatti, l’esecutivo dell’Ue ha aperto indagini formali anti-sovvenzioni nei confronti dei produttori cinesi di turbine eoliche, pannelli solari e attrezzature di sicurezza. Ha inoltre imposto dazi fino al 35,3% sui veicoli elettrici cinesi.

Pechino ha reagito introducendo dazi sulle esportazioni di brandy dell’Ue e aperto due indagini: una anti-sovvenzioni sui prodotti lattiero-caseari europei e una anti-dumping sulle esportazioni di carne suina dell’Ue.

Inoltre, già la settimana scorsa, ricorda Reuters, il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che le indagini dell’Ue sulle imprese cinesi, in particolare quelle che producono veicoli elettrici, costituiscono un commercio sleale. E ieri, in una telefonata con il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, il presidente Xi Jinping ha detto che sperava che l’Unione europea potesse diventare “un partner affidabile per la cooperazione”.

LE ESPORTAZIONI CINESI NELL’UE

“La Commissione europea – ha commentato Sefcovic – desidera fortemente mantenere relazioni commerciali aperte, eque e reciprocamente vantaggiose con la Cina, anche per quanto riguarda gli appalti pubblici. Tuttavia, l’apertura deve essere reciproca: gli appalti pubblici nell’Ue sono aperti ai Paesi terzi e ci aspettiamo che gli altri Paesi trattino le nostre aziende con la stessa correttezza”.

Il mercato degli appalti pubblici dell’Ue, infatti, secondo i dati della Commissione Ue, è uno dei più grandi e accessibili al mondo e “le esportazioni cinesi di dispositivi medici verso l’Ue hanno registrato un aumento di oltre il 100% tra il 2015 e il 2023, a dimostrazione dell’apertura complessiva del mercato”.

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