Consigli pratici per fotografare in montagna d’inverno

Il freddo alle mani, le batterie che si scaricano, le lunghe ore di ombra, il ghiaccio che limita le prestazioni dell’apparecchio. Per il fotografo in questa stagione i problemi sono tanti. Ma quasi tutti risolvibili L'articolo Consigli pratici per fotografare in montagna d’inverno proviene da Montagna.TV.

Jan 22, 2025 - 15:58
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Consigli pratici per fotografare in montagna d’inverno

In questa mia rubrica, ho parlato in maniera piuttosto specifica dell’inverno e di alcuni spunti fotografici propri di questa stagione, relativamente al paesaggio, al ghiaccio, agli alberi, all’acqua, agli animali, e alla protezione dell’attrezzatura.

Freddo, guanti e fotocamere

Chi fotografa in montagna è spesso alla ricerca di materiali leggeri e poco ingombranti. Sicuramente una scelta legittima e sensata, sia per chi fotografa per “portare a casa” un ricordo delle proprie gite, sia per chi intenda ottenere immagini con valore estetico superiore, anche a livello professionale. Oggi ci sono molte fotocamere leggere, soprattutto alcune mirrorless. Mi viene spontaneo, per esempio, pensare alla gamma Olympus, con formato di sensore micro 4/3, ma con una portabilità straordinaria, così come altri strumenti che consentono di limitare il peso. Consiglio di prestare attenzione anche alla modalità di regolazione delle funzioni di molte di queste fotocamere leggere e di molte mirrorless. In alcuni casi è necessario entrare spesso nel menu interno, guardando con attenzione il display o il monitor posteriore, per settare le relative regolazioni. I tasti sono piccoli, a volte miniaturizzati e inutilizzabili con i guanti. Chi si muove in inverno, in montagna, è ben consapevole di cosa significhi privarsi dei guanti e subire temperature anche di 10, 15 o 20 sottozero! Qualche tempo fa, ai 4248 metri del Colle del Lys, ho tolto i guanti per riavvolgere il rullino e metterne uno nuovo alla mia Nikon FE2. A fine operazione, ho perso totalmente la sensibilità alle mani, con un dolore difficile da descrivere, soprattutto nel momento in cui ho iniziato a riottenerla, partendo dai polpastrelli. Ho proseguito lungo la cresta, sino alla cima della Ludwigshöhe senza riuscire a puntare la picozza e neppure a scattare alcuna fotografia. Una buona “fotocamera invernale”, quindi, è tanto migliore, quanto più consente di regolare i suoi parametri principali senza entrare nel menu e nei sotto-menu.

Ombra, invece di persone. Un semplice effetto di proporzione. L’inquadratura è nettamente più stretta e selettiva, senza un paesaggio grandioso, ma descrive un angolo di bosco, nel Parco Puez Odle. In questo caso la figura umana è rappresentata con l’ombra. Nikon F90x; Nikkor 24 2,8 AIS; Fujichrome Velvia 50.


Per esempio, alcune fotocamere di Fujifilm consentono la regolazione di tempi, diaframmi e iso, con delle ghiere che si ispirano all’estetica di alcune “vecchie” fotocamere a pellicola. Queste ghiere, se di generose dimensioni, possono essere settate anche con i guanti. Credetemi! Non è un vantaggio da poco. Impossibile, invece, regolare  i settaggi delle fotocamere compatte, anche se oggi, nella maggior parte dei casi, sono sostituite dallo smartphone, strumento praticamente quotidiano, per tutti noi e che ha contribuito notevolmente alla scomparsa, o quasi, di questa tipologia di strumento.
La comodità delle ghiere di questa mirrorless Fujifilm rende più semplice la regolazione dei parametri di base, anche con i guanti. Questo è il classico esempio di una buona fotocamera da freddo.

 

E le regolazioni dello smartphone?

Il discorso “regolazioni e guanti” vale anche per chi fotografa con uno smartphone: comodo, leggero, ideale però quasi solo per foto ricordo “punta e scatta”. Chi fotografa col cellulare, nella stragrande maggioranza dei casi, non usufruisce mai o quasi delle impostazioni avanzate della fotocamera che, ad oggi e su alcuni modelli, sono piuttosto performanti, ma scatta al volo. E’ un peccato, in effetti, perché molti telefoni possono vantare funzioni avanzate della fotocamera piuttosto interessanti. In inverno, al freddo, accedere a queste impostazioni significherebbe, comunque, togliere i guanti e subirne le conseguenze…Altro problema non da poco è la difficile impugnabilità del telefono che si tiene con pollici e indici, un’impugnatura poco stabile e ancora meno se si utilizzano guanti spessi. Ho parlato di fotografia col cellulare anche in questo articolo: Fotografare in Montagna con lo smartphone.


Freddo, guanti e treppiede

Si lo so, è antipatico, pesante, ingombrante, difficile da “digerire” e agganciare allo zaino, soprattutto se da portare insieme ad Artva, pala, sonda, ciaspole e sci, ma in alcuni casi, il cavalletto è davvero uno strumento indispensabile per un fotografo. Per fortuna, oggi, con la possibilità di alzare gli iso, in parecchi casi, si può ovviare al suo peso e ingombro e lasciarlo nel bagagliaio dell’auto. Sappiate, però, che inconfutabilmente e assolutamente potreste incappare nella cascata della vostra vita, con acqua e ghiacciolini coreografici e dovrete fare a meno dell’effetto seta, oppure le foto dei vostri stambecchi che saltellano e posano fieri e orgogliosi saranno rovinate da iso troppo alti e conseguente rumore digitale elevato, il tutto solo perché non avete il treppiede! Alla peggio, almeno, potreste usufruire un treppiede molto, molto piccolo, come descritto in questo capitolo: Fotografare con un treppiede piccolo, piccolo.
Il problema del cavalletto, però, non è solo il peso e l’ingombro, ma anche il semplice e banale fatto che, in inverno e a temperature molto basse, per essere regolato richiede spesso le mani libere, senza guanti: ghiere e snodi, infatti non sono proprio maneggevoli e agevolmente mobili. In ogni caso, è opportuno prestare attenzione al semplice fatto che alcuni treppiede sono costruiti con materiali che, al freddo, “si attaccano alla pelle”. Garantisco che la cosa è piuttosto dolorosa. Una soluzione, per toccare il vostro treppiede in sicurezza, è di rivestirlo con un semplice nastro adesivo isolante, in questo modo si evita il contatto diretto con la pelle.

Uno dei miei treppiedi. Le gambe, in alluminio, sono state ricoperte da un nastro adesivo, per evitare che le mani, al contatto, non si “incollino”, cosa non così rara e piuttosto dolorosa.

 

Freddo, batterie e cristalli

In particolare, in inverno, è importante prestare attenzione alle batterie che, al freddo, tendono a diminuire le loro prestazioni. Le fotocamere mirriorless, in particolare, usufruiscono di otturatore elettronico e non meccanico (non tutte), di mirino elettronico e non ottico e tendono a consumare più energia. Un caso piuttosto raro, in verità, capitato ad un paio di miei alunni in un paio di workshop, è stato l’impossibilità di utilizzare il mirino elettronico, i cui cristalli liquidi sembrerebbero diminuire la loro efficienza, in caso di freddo intenso e umidità: l’immagine nel mirino risultava fortemente tremolante e instabile; abbiamo ovviato al problema utilizzando il live view, ancora efficiente. Il tutto si è risolto all’alzarsi della temperatura. Anche lo smartphone diminuisce la sua resa energetica. Se lo usate durante il viaggio in auto come navigatore, per esempio, potrebbe essere buona norma agganciarlo ad un caricabatterie da auto, in modo da preservarne la carica energetica. Se lo usate come fotocamera, durante una gita, è sempre opportuno partire con la massima carica, sia per fotografare, sia per eventuali necessità di utilizzarlo per il semplice motivo per cui è nato: telefonare! Attenzione anche alla condensa, per la quale vi rimando a questo post sulla protezione dell’attrezzatura.

ghiaccio, il classico esempio di una situazione molto fredda, dove prestare attenzione al consumo delle batterie, allo stato del mirino elettronico e anche alla salute del fotografo e delle sue mani, se deve togliere i guanti. E’ un classico, comunque: i fotografi hanno sempre le mani screpolate! Fujifilm XT 3; Fujinon XF 10-24 mm; iso 200, f 11; 1/125.


Freddo, alba e tramonto

Le giornate invernali e ventose sono le migliori per fotografare alba e tramonto. Il cielo è particolarmente limpido e terso e, spesso, le nuvolette coreografiche si colorano e danzano allegramente tra le guglie e le cime regalando uno spettacolo veramente interessante, da un punto di vista fotografico. Sono queste le situazioni, in cui il treppiede è indispensabile. Non alzate gli iso! Altrimenti cambiate rubrica!

Alba sulla Punta Falinère, tra freddo, vento e nubi. Uno dei momenti migliori della fotografia invernale è sicuramente il sorgere del sole e se ci sono le nuvole è anche meglio. Nikon D850; Nikkor 70-200 f 4; AFG; treppiede. Iso 100, f 8; 1/30.

 

Versanti in ombra e formato raw

In inverno il sole è molto basso e, spesso, capita di trovarsi in ombra piena, per molti tratti della nostra escursione. Oppure il sole, semplicemente, illumina il versante opposto della valle. Non è certo la situazione ideale per fotografare. La fotografia è tutta una questione di luce. Ci sono addirittura alcune zone o tratti di valle che non sono illuminati dalla luce per diversi mesi l’anno. In questo caso, per fortuna, la post produzione ci viene in aiuto, regalando una certa luminosità alle nostre immagini, con semplici operazioni presenti in tutti i programmi di post produzione. Non si tratta di operare grandi rivoluzioni estetiche o manipolazioni di foto-ritocco, imponenti ed eccessive, ma solo di agire con alcuni comandi come “luminosità e contrasto”, oppure “luci e ombre”, o di “scaldare” leggermente la scena impostando o modificando il parametro del bilanciamento del bianco, impostandolo su “nuvoloso”, in modo da conferire alla foto una tonalità più calda. Ovviamente, per queste operazioni, è opportuno scattare con il formato raw, e convertire successivamente l’immagine in jpeg.

Mi trovo nei pressi di Daunei, frazione di Selva di Val Gardena, un luogo ideale per attendere il tramonto e il momento della “Enrosadira”, nome che i Ladini danno al fenomeno di luce che colora le rocce di dolomia con moltissime sfumature di arancio, rosso e vermiglio, un momento unico da fotografare e una delle tante caratterizzazioni per ritrarre il Sella. Nikon D850; Nikkor 70-200 f 4; AFG; treppiede. Iso 64, f 8; 1/15.

Cercate un punto colore

Spesso, in inverno, ci si muove in ambienti bianco azzurri, tra neve e cielo. Per una composizione più efficace e interessante, può essere opportuno usufruire di escursionisti, come elemento di proporzione o come riferimento. Ovviamente, se parliamo di reportage e racconto di una gita, l’elemento umano diventa di primaria importanza e non solo elemento in funzione del paesaggio. In ogni caso, consigliate ai vostri compagni di escursione di vestirsi con colori vivi e sgargianti, come giallo, rosso e similari. E se non sono collaborativi?

Se non collaborano e se il nero imperversa nella moda?

Nulla di peggio di uno sci-alpinista vestito di nero, o di bianco! Anche i colori tenui non sono il massimo, in effetti. Non fotografatelo, non concedetegli neanche una foto ricordo in cima! Non abbiate pietà! Magari, la prossima volta, asseconderà le vostre esigenze cromatiche. Se proprio non potete fare a meno di scattare o se non volete essere così punitivi nei suoi confronti, potreste ovviare per la soluzione ombra, ovvero  fotografare la sua ombra, elemento interessante come proporzione e piuttosto frequente, in quanto il sole invernale è sempre piuttosto basso.

Nero, grigio, ma anche rosso. Il colore rosso spicca, immediatamente. Se i vostri compagni d’escursione si vestono con colori sgargianti, siete fortunati. Nikon D800; Sigma 15 2,8 AFD, Fish Eye; 1/200; f 14; iso 100.

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