Coinvolgere i dipendenti è un bene
Cara direttrice, ho letto con molto interesse la riflessione di Maurizio Sacconi pubblicata sul quotidiano da Lei diretto dal titolo ‘Sul lavoro serve un cambiamento culturale’. Ritengo pienamente condivisibile il passaggio in cui l’ex ministro del Lavoro afferma che «i lavoratori sono richiesti di partecipare con tutte le proprie capacità agli obiettivi d’impresa. E chiedono in cambio di essere considerati nella integralità dei loro bisogni e delle loro aspirazioni a partire da remunerazioni premiali collegate ai risultati». L’Ugl coglie con favore l’introduzione di una legge sulla partecipazione, che rappresenta una delle battaglie fondamentali del nostro sindacato fin dalle origini. Al contempo, riteniamo necessari alcuni miglioramenti con particolare riguardo all’obbligatorietà nelle partecipate, un aspetto che abbiamo sempre considerato importante. La partecipazione è un modello di gestione aziendale capace da un lato di includere i lavoratori nei processi decisionali e ridistribuire i guadagni con la divisione degli utili, e, dall’altro, di aumentare la produttività, sostenendo la competitività e il mantenimento dei livelli occupazionali. Una visione che abbiamo sempre perseguito coerentemente, nonostante le resistenze incontrate, e oggi ancora più convintamente in un mondo globalizzato, come antidoto alle delocalizzazioni e alla deindustrializzazione, dato il rafforzamento, attraverso la partecipazione stessa, del legame fra azienda, dipendenti e territorio. Certo, resta e non va minimizzata la questione, fondamentale, del rinnovo dei contratti collettivi, ma questi due aspetti, partecipazione e contrattazione, vanno considerati come strumenti complementari e non contrapposti ai fini della tutela dei diritti e degli interessi dei lavoratori. Per questo il nostro impegno va in entrambe le direzioni, nella convinzione che il futuro del lavoro passi attraverso un sistema di relazioni industriali più moderno e inclusivo. Francesco Paolo Capone, Segretario generale Ugl
Cara direttrice, ho letto con molto interesse la riflessione di Maurizio Sacconi pubblicata sul quotidiano da Lei diretto dal titolo ‘Sul lavoro serve un cambiamento culturale’. Ritengo pienamente condivisibile il passaggio in cui l’ex ministro del Lavoro afferma che «i lavoratori sono richiesti di partecipare con tutte le proprie capacità agli obiettivi d’impresa. E chiedono in cambio di essere considerati nella integralità dei loro bisogni e delle loro aspirazioni a partire da remunerazioni premiali collegate ai risultati». L’Ugl coglie con favore l’introduzione di una legge sulla partecipazione, che rappresenta una delle battaglie fondamentali del nostro sindacato fin dalle origini. Al contempo, riteniamo necessari alcuni miglioramenti con particolare riguardo all’obbligatorietà nelle partecipate, un aspetto che abbiamo sempre considerato importante. La partecipazione è un modello di gestione aziendale capace da un lato di includere i lavoratori nei processi decisionali e ridistribuire i guadagni con la divisione degli utili, e, dall’altro, di aumentare la produttività, sostenendo la competitività e il mantenimento dei livelli occupazionali. Una visione che abbiamo sempre perseguito coerentemente, nonostante le resistenze incontrate, e oggi ancora più convintamente in un mondo globalizzato, come antidoto alle delocalizzazioni e alla deindustrializzazione, dato il rafforzamento, attraverso la partecipazione stessa, del legame fra azienda, dipendenti e territorio. Certo, resta e non va minimizzata la questione, fondamentale, del rinnovo dei contratti collettivi, ma questi due aspetti, partecipazione e contrattazione, vanno considerati come strumenti complementari e non contrapposti ai fini della tutela dei diritti e degli interessi dei lavoratori. Per questo il nostro impegno va in entrambe le direzioni, nella convinzione che il futuro del lavoro passi attraverso un sistema di relazioni industriali più moderno e inclusivo.
Francesco Paolo Capone, Segretario generale Ugl
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