Cervinia, dove la stagione sciistica comincia presto e sembra non finire mai
E se un monte così famoso da campeggiare sulle confezioni di pastelli colorati, cioccolato e anche negli spot di una grappa si trasformasse in un’arca di Noè del terzo millennio? Il Cervino è come un tempio dove salvare, anzi custodire, il bello e il buono di queste terre alte della Valle D’Aosta e ripensare al L'articolo Cervinia, dove la stagione sciistica comincia presto e sembra non finire mai sembra essere il primo su Dove Viaggi.
E se un monte così famoso da campeggiare sulle confezioni di pastelli colorati, cioccolato e anche negli spot di una grappa si trasformasse in un’arca di Noè del terzo millennio?
Il Cervino è come un tempio dove salvare, anzi custodire, il bello e il buono di queste terre alte della Valle D’Aosta e ripensare al senso profondo della vita in montagna, fra la tradizione che parla di alpinismo leggendario e sport invernali e un orizzonte che tiene in conto la realtà sempre mutevole delle stagioni, anche nei rinnovati gusti degli snow lover e dei viaggiatori.
A partire dalla destagionalizzazione: a Cervinia, chiamata anche Breuil, si scia sempre, senza guardare neppure al calendario.
“Con inverni che giocano a nascondino, abbiamo provato a non chiudere gli impianti, lasciandoli a disposizione non solo di chi scia, ma anche di chi cammina o si voglia solo godere l’alta montagna, differenziando ancora di più il ‘menu’ delle attività”, spiega Enrico Vuillermoz, direttore di Cervino Ski Paradise, il consorzio che di questa “arca di Noè” sarebbe la sala macchine.
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Cervinia, quando aprono gli impianti
Cervinia è capofila nell’aprire la stagione bianca, che quest’anno è iniziata il 26 ottobre, e conviene organizzarsi e prenotare subito. Tanta, poca, precoce, tardiva, comunque bellissima: in valle la neve è davvero per tutti, anche per chi non scia.
Così non poteva che nascere qui, dove l’ingegnere Dino Lora Totino immaginò, fin dagli anni Trenta, le sue funivie visionarie, la Matterhorn Alpine Crossing, il più avveniristico impianto delle Alpi, prodigio del made in Italy, firmato Leitner e Pininfarina, aperto da luglio 2023.
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Come passare da Cervina a Zermatt con gli sci
L’ultimo segmento, da Testa Grigia, quota 3.458 metri, agli oltre 3.800 metri del Klein Matterhorn, è la novità più recente. Dopo la riqualificazione, iniziata nel 2002, del versante elvetico da Zermatt, Trockener Steg fino al Piccolo Cervino.
Sul fronte italiano nei prossimi anni verranno risistemati, e ridotti a due, i tre impianti oggi necessari per raggiungere il confine italo-svizzero. Il collegamento totale da Cervinia a Zermatt è già realtà e permette a (quasi) tutti di passare accanto a ben 38 vette oltre i quattromila metri, dal Cervino al Breithorn.
Il biglietto parte da 200 euro, andata e ritorno, e non è incluso nello skipass perché si rivolge soprattutto ai non sciatori innamorati delle vette.
Obiettivo futuro? Stabilite regole doganali certe per il trasporto dei bagagli. Infatti, la Matterhorn Alpine Crossing sarà a tutti gli effetti una forma alternativa di trasporto su fune fra Italia e Svizzera.
Intanto oggi ci si può accomodare in una delle dieci cabine (due completamente trasparenti) e in quattro minuti di volo si ammirano tutte le sfumature della Gran Becca (così scrittori e alpinisti chiamano da sempre il Cervino).
Visti da quassù gli sciatori sembrano formiche variopinte e velocissime, che sfrecciano fra tratti di neve candida e ghiacci dai mille azzurri.
Il comprensorio sciistico Breuil-Cervinia
Ma questa non è l’unica emozione transfrontaliera di Cervinia. Perché è proprio da qui che lo scorso 14 dicembre è cominciata la stagione mondiale di Coppa del Mondo di Snowboard cross.
Inoltre, in attesa dello sbarco del gotha dello sci alpino, si è preparata anche la prima pista “Dove serve il passaporto”. Quassù ci scherzano, perché si parte in Svizzera e si arriva in Italia.
Fra Plan Maison, Cime Bianche e Testa Grigia ci sono 156 chilometri di tracciati per la discesa che diventano 360 chilometri, quando si abbracciano le onde morbide ed elvetiche del Plateau Rosà e il “pistone” che accompagna giù fino Zermatt e ritorno.
Quelli bravi arrivano fino a uno dei caffè più alti d’Italia, il rifugio Guide del Cervino. Il locale rientra nel territorio della Valle d’Aosta, ma la cassa, a seconda del periodo dell’anno, può finire in territorio elvetico, perché il confine, seguendo il livello del ghiaccio, si sposta e a volte “scivola” in Svizzera.
Le piste più belle per gli appassionati
Poi via con le discese da record, chilometriche e sinuose, come la Ventina (che come dice il nome è lunga appunto 20 chilometri), o la sua versione più estesa, la Gran Pista, che dai 3.800 metri del Piccolo Cervino è la vera regina bianca del comprensorio di Cervinia-Valtournenche e uno dei tracciati più lunghi e più vari d’Europa.
Chi ama le curve da metronomo non si stanca mai della “regola del 6”, che a Cervinia è il numero che contraddistingue la pista Bontadini, una sinfonia bianca tanto ritmica quanto magnetica, che permette di raggiungere anche uno degli après-ski più vivaci, lo chalet Etoile.
Questo sarebbe stato un saggio del catalogo delle bellezze del Breuil, fino a qualche tempo fa. Perché il registro è cambiato, oggi tutto qui parla di neve più che di velocità, di natura più che di sfida.
E allora ecco che, paralleli a queste discese, si sono aperti, con grande successo negli anni e in perfetta convivenza (e distanza) fra chi sale e chi scende, anche alcuni tracciati in salita, dedicati allo Ski Fit, uno scialpinismo, forse depotenziato nelle sfide ambiziose di discese tra scenari di natura selvaggia, ma indubbiamente sicuro: il percorso è delimitato da paline verdi e adatto a tutti, anche senza accompagnamento di guide. Perché non c’è discesa più bella di quella che si è vissuta, percorsa, pregustata in salita.
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Dove fare scialpinismo a Cervinia
Da Plan Maison ai 3.295 metri del colle del Teodulo, da Valtourneche ai 2.245 metri di La Salette, calzati gli scarponi a tallone libero e “foderati” gli sci con le pelli di foca, “ci si sente un po’ esploratori, sicuramente anche di sé stessi, di una nuova dimensione fatta di respiro, passo cadenzato e silenzio”, racconta Francois Cazzanelli, scalatore e guida alpina, fra gli interpreti più giovani e sensibili dell’alpinismo moderno.
“Chi vive qui incrocia con lo sguardo il Cervino molte volte al giorno: la montagna ti fissa, ti segue, ti protegge”. In un giorno d’inverno Cazzanelli potrebbe avere il cellulare spento la mattina, per ricomparire al pomeriggio, magari dopo aver aperto una via nuova, proprio fra le falde più remote della Gran Becca.
“Sono nato qui, ma metà della mia famiglia arrivò da Brentonico (in provincia di Trento), eppure fu accolta subito”. Mentre parla, l’alpinista accarezza la ruvida canapa intrecciata di un’antica versione della scala Jordan, uno degli ultimi ostacoli da superare, prima di toccare i 4.478 metri della vetta del Cervino, per chi saliva dalla via italiana della cresta del Leone. Oggi una versione storica della Jordan è esposta nel rinnovato, e imperdibile, Museo Casa delle Guide.
Dallo sci al golf: sport per tutto l’anno
Natura, ritmi lenti, nuove voci, perché sulla neve si può andare anche oltre lo sci, non solo per scendere e risalire, ma anche per respirare, contemplare e ascoltare le mille storie che “il più nobile scoglio d’Europa” sa raccontare.
Il nuovo corso di questo comprensorio passa soprattutto per l’accettazione del fatto che i modelli di un tempo stanno cambiando. Davanti alla Casa delle Guide si allunga la piana di Champlève, con la pista da fondo: d’estate ci sono le buche e il green di un rinomato Golf club.
D’inverno si scivola per diversi chilometri con gli sci sottili nel silenzio degli abeti e nell’abbraccio del bosco.
Dove mangiare a Cervinia
È qui che ama venire, anche solo per una rapida discesa di riscaldamento, Amanda Eriksson. Da brava, atletica svedese non può che amare lo sci nordico, ma all’ombra del Cervino ha trovato prima un’occupazione, poi l’amore e infine la stella Michelin che, nel novembre 2023, dopo dieci anni di duro lavoro, è arrivata e brilla sul suo ristorante Wood, materie prime italiane e preparazioni svedesi.
Questo è il terzo ristorante stellato della vallée, il primo a guida femminile, l’unico fuori dal centro di Aosta. Eriksson è una delle nuove voci di questa Cervinia, dove la tradizione non teme di passare di mano per essere ben custodita: “A 19 anni sono arrivata qui con la passione per la cucina ereditata da papà: in Svezia la sera con le amiche non andavo a ballare, ma cucinavo”.
Anche a Cristian Salco, marito di Amanda, è successo lo stesso, arrivando da Varese: galeotta fu Cervinia e quell’idea di poter far rivivere una terra di confine, di frontiera. Ora al Wood lui è sommelier e in sala, lei in cucina, i bimbi a casa con una baby sitter bilingue.
L’Husky Experience
Si parla scandinavo anche giù al torrente: lungo il Marmore si apre il mondo placido di Constantine Cramer, in arte Sami, e dei suoi 22 husky dagli occhi cerulei. Vispi, scattanti, fedeli, trascorrono l’inverno nella piana di Avouil.
I cani di The Husky Experience “sono allevati solo per il traino”, spiega Sami. Lo sleddog a Cervinia è una delle attività nuove con cui diversificare giornate da cui la noia è bandita.
Basta infatti una riunione preparativa di pochi minuti e, ascoltando sempre i consigli di Sami, si può diventare conduttore per un giorno e allontanarsi da ogni rumore, salvo quello delle zampette che corrono velocissime, senza temere né salite né discese, in un percorso di tre chilometri che si inoltra nel bosco.
Lago blu
Poco oltre si risale la strada verso il celeberrimo Lago Blu: d’inverno è come uno specchio impolverato, la neve non permette al Cervino di fare il suo incantesimo e di sdoppiarsi fra il cielo e i riflessi nelle acque. Il ghiaccio è solido, ma per pattinare meglio dirigersi verso la zona di Cielo Alto.
Qui un sapiente restauro ha trasformato i fasti di un’antica struttura in un moderno tempio dell’ospitalità, il Valtur Cristallo Cervinia Ski Resort, che apre alcune delle sue attività al pubblico, come l’ice rink, dove si possono prendere lezioni, non solo per chi sogna salti e giravolte, ma anche qualche rudimento di hockey.
Il dopo-sci, però, è tutto li, fra le vie Bich e Carrel. Si arriva fino a Cretaz e si tira tardi con gli scarponi ancora ai piedi davanti a Casa Montana o a un punch dello Yeti bar.
Poco oltre c’è chi, intabarrato e frettoloso, si infila nella chiesetta che, da sempre è il simbolo della conca. Il suo campanile sembra fare il solletico al Pic Tyndall (4.241 metri), uno dei contrafforti italiani della Gran Becca.
A destra si alza quasi vanitosa la mole eccentrica della Casa Del Sole, a ricordare quando, negli anni Cinquanta, la conca divenne un foglio bianco per gli esperimenti edilizi degli architetti ispirati dalla scuola post-razionalista di Carlo Mollino e compagni.
Mentre sulla sinistra, invece, c’è il busto di Mike Bongiorno, con il braccio alzato, il sorriso largo. A cent’anni esatti dalla sua nascita non si sono dimenticati dell’entusiasmo con cui raccontava di questi luoghi. Anche lui era salito sul Cervino per caso e poi se n’era innamorato. Andando sempre più in alto.
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