Autonomia differenziata, la Corte Costituzionale dichiara inammissibile il referendum
La Corte Costituzionale dichiara inammissibile il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata rilevando che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”. La Consulta ha invece ammesso altre cinque consultazioni popolari: quelle sulla cittadinanza per gli extracomunitari, il Jobs Act, l’indennità di licenziamento nelle piccole imprese, i contratti di lavoro a termine e la responsabilità solidale […]
La Corte Costituzionale dichiara inammissibile il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata rilevando che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”. La Consulta ha invece ammesso altre cinque consultazioni popolari: quelle sulla cittadinanza per gli extracomunitari, il Jobs Act, l’indennità di licenziamento nelle piccole imprese, i contratti di lavoro a termine e la responsabilità solidale del committente negli appalti.
La decisione è arrivata nella serata di oggi, lunedì 20 gennaio 2025, dopo una camera di consiglio durata circa sette ore.
Il verdetto politicamente più importante è quello sull’Autonomia differenziata, legge-bandiera della Lega che la Consulta aveva parzialmente bocciato nei contenuti lo scorso novembre, rilevando sette specifici profili di incostituzionalità (il Governo ha fatto sapere di ritenere auto-applicative sei delle osservazioni mosse dai giudici costituzionali, mentre sarà il Parlamento a dover intervenire sui Lep, i Livelli Essenziali di Prestazione).
A promuovere il referendum sull’Autonomia differenziata erano stati tutti i partiti dell’opposizione – dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle, da Alleanza Verdi e Sinistra a Italia Viva – con l’unica eccezione di Azione.
La riforma – firmata dal ministro leghista Roberto Calderoli e diventata legge lo scorso giugno – prevede una radicale revisione dei rapporti tra Stato e Regioni, con la possibilità per queste ultime di chiedere totale autonomia su una lunga serie di singole materie.
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