Usare il “sangue” di ostrica nella lotta contro i super batteri: l’ultima trovata di questi ricercatori australiani

I super batteri resistenti agli antibiotici sono un problema di salute crescente in tutto il mondo. A livello globale, quasi cinque milioni di persone muoiono ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antimicrobici, con il risultato che, senza immediate misure efficaci, i tassi di resistenza antimicrobica potrebbero ancora crescere in modo esponenziale nei prossimi decenni....

Jan 23, 2025 - 15:06
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Usare il “sangue” di ostrica nella lotta contro i super batteri: l’ultima trovata di questi ricercatori australiani

I super batteri resistenti agli antibiotici sono un problema di salute crescente in tutto il mondo. A livello globale, quasi cinque milioni di persone muoiono ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antimicrobici, con il risultato che, senza immediate misure efficaci, i tassi di resistenza antimicrobica potrebbero ancora crescere in modo esponenziale nei prossimi decenni.

A cosa si pensa dunque? Non già a ridurre o eliminare del tutto cause come alcune pratiche agricole e gli allevamenti intensivi (vedremo dopo perché), ma a prelevare sangue dalle ostriche. Più precisamente l’emolinfa che negli artropodi (ragni, crostacei, insetti), è un tessuto fluido che svolge le funzioni analoghe a quelle del sangue e della linfa dei vertebrati.

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Proprio così, o almeno questo è ciò che hanno escogitato i ricercatori della Southern Cross University, in Australia, che hanno scoperto come le proteine presenti nell’emolinfa di ostrica abbiano proprietà in grado di uccidere i batteri.

Lo studio

La ricerca, pubblicata su PlosOne, è partita dal presupposto che le ostriche siano di norma esposte ad alte concentrazioni di diversi microrganismi nel loro ambiente naturale, ragione per cui hanno forti difese immunitarie. Fanno per esempio affidamento su proteine antimicrobiche e stringhe di molecole, peptidi, nel sangue per proteggersi dalle infezioni.

La ricerca degli ultimi decenni ha scoperto che l’emolinfa delle ostriche contiene proteine e peptidi antivirali e antibatterici, attivi proprio contro una serie di agenti patogeni umani e marini.

Non tutti sanno, di fatto, che le ostriche, così come altri molluschi, hanno una lunga storia di utilizzo nella medicina tradizionale per curare le malattie infettive. La medicina tradizionale cinese, per esempio, raccomanda vari preparati a base di ostriche per il trattamento dei sintomi delle infezioni respiratorie e delle condizioni infiammatorie.

E ora, questa ultima ricerca conferma che le proteine antimicrobiche nell’emolinfa delle ostriche di Sydney (Saccostrea glomerata) sono particolarmente efficaci nell’uccidere i batteri Streptococcus spp.

Ci si richiama, dunque, alla più classica delle usanze: quella di sfruttare altri esseri viventi per rimediare alle nostre colpe. Cosa che assume un senso anche più tragico se si analizza anche il modo in cui i ricercatori australiani sono arrivati alle loro conclusioni: secondo quanto si legge su PlosOne, le ostriche di Sydney sono state acquistate vive, poi sgusciate e la regione pericardica è stata immediatamente perforata utilizzando una siringa.

L’emolinfa è stata prelevata da più ostriche (in media 16 individui per piscina), combinata in vasche da 5 ml che sono state mantenute su ghiaccio e filtrata a 0,2 μM per ottenere emolinfa priva di cellule. I campioni sono stati congelati a -80°C e liofilizzati per 24 ore (Christ Alpha 1–4 LD plus, a -55°C e sigillati sottovuoto a 0,35 mbar). La polvere liofilizzata in ogni piscina è stata risolubilizzata per ottenere poi un’emolinfa 5 volte più concentrata rispetto all’organismo originale.

Un processo lungo, cavilloso e per molti aspetti anche costoso. Ne avevamo proprio bisogno? È così che si combatte l’antibiotico-resistenza? Non esattamente.

Cosa fare contro i super batteri

La resistenza agli antimicrobici (AMR) è la capacità dei microrganismi di resistere ai trattamenti antimicrobici. L’uso scorretto o l’abuso di antibiotici sono considerati le cause della crescita e della diffusione di microorganismi resistenti alla loro azione, con conseguente perdita di efficacia delle terapie e gravi rischi per la salute pubblica.

Buona parte della responsabilità di questa situazione in tutto il mondo è di alcune pratiche agricole e gli allevamenti intensivi.

L’uso di antibiotici per trattare malattie delle piante è stato approvato in molti Paesi e mentre alcuni hanno regolamentato in modo da mantenerne l’uso limitato, in altre la quantità di antimicrobici impiegata per combattere i parassiti delle piante è ancora corposa.

La preoccupazione cresce ulteriormente quando si considera l’intersezione tra cambiamento climatico e malattie delle piante, poiché l’incremento della necessità di antibiotici potrebbe rendere tali agenti meno efficaci contro i batteri. L’uso concomitante di erbicidi e antibiotici potrebbe poi accelerare lo sviluppo della resistenza.

C’è infine da considerare che gran parte degli antibiotici ingeriti, sia da esseri umani che da animali (circa l’80% in quest’ultimo caso), arriva nei sistemi fognari, nel suolo, nei corsi d’acqua o nel letame. Questi composti possono aumentare la resistenza, contribuendo ulteriormente alla diffusione del problema.

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