Separazione delle carriere: qualcuno ricorda i pretori? E allora basta con questa farsa!

Questa è una provocazione e ne sono perfettamente consapevole. Ma a volte una provocazione è sacrosanta, specie se viene fatta a proposito di questa assurda e mistificante diatriba sulla separazione delle carriere dei pm e dei giudici. E allora: qualcuno si ricorda che in Italia fino al 1998 (riforma del giudice unico) hanno operato i […] L'articolo Separazione delle carriere: qualcuno ricorda i pretori? E allora basta con questa farsa! proviene da Il Fatto Quotidiano.

Jan 16, 2025 - 09:24
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Separazione delle carriere: qualcuno ricorda i pretori? E allora basta con questa farsa!

Questa è una provocazione e ne sono perfettamente consapevole. Ma a volte una provocazione è sacrosanta, specie se viene fatta a proposito di questa assurda e mistificante diatriba sulla separazione delle carriere dei pm e dei giudici. E allora: qualcuno si ricorda che in Italia fino al 1998 (riforma del giudice unico) hanno operato i Pretori, con la principale caratteristica di essere allo stesso tempo pubblici ministeri e giudici, per cui giudicavano fatti che loro stessi mandavano a giudizio come pm? Altro che carriere separate: faceva tutto la stessa persona e con la piena consapevolezza di svolgere due ruoli ben diversi.

Il Pretore, come pm, leggeva la notitia criminis e decideva se archiviare, fare indagini o andare direttamente a giudizio. Ma, quando si arrivava al dibattimento, cambiava cappello e faceva il giudice, senza farsi condizionare affatto dal suo operato precedente da pm, e giungendo pertanto ad una sentenza in base alle risultanze dibattimentali. E chi ha esercitato le funzioni di Pretore sa bene che era del tutto naturale all’epoca compenetrarsi a fondo e con la massima onestà nel ruolo che di volta in volta svolgeva, anche a costo di sconfessare quello che si era fatto prima.

Resta solo da aggiungere che in verità al dibattimento, ove ovviamente interveniva la difesa, il Pretore nominava un pm di udienza, quasi sempre un avvocato presente in aula in attesa, il quale nulla conosceva degli atti e generalmente chiedeva l’assoluzione (magari pensando al “suo” processo in attesa di essere chiamato) o si rimetteva al Pretore: insomma, niente di sostanzialmente rilevante, il dominus ovviamente era e restava il Pretore. Tanto più che, molto spesso, la difesa era affidata ad avvocati di ufficio i quali, il più delle volte, si rimettevano anche loro “alla giustizia”.

Peraltro, all’epoca ben pochi si lamentavano di questa sommatoria di funzioni giudiziarie nella stessa persona: eppure il Pretore si occupava dei reati più diffusi in via generale nel nostro paese, dalle ingiurie alle diffamazioni e alle minacce, dagli infortuni sul lavoro agli incidenti stradali lievi, dagli inquinamenti alle molestie alle persone ecc. (tutte le contravvenzioni e i delitti puniti con la pena della reclusione sino a tre anni). Ovviamente, c’era sempre la possibilità di ricorrere per ottenere, in appello, una diversa pronuncia del Tribunale. Ma le cose funzionavano e, francamente, meglio di adesso. Di recente, peraltro, autorevole dottrina ha opportunamente ricordato che “in grandi tradizioni giuridiche del passato – come quella romana – o del presente – come quella del pur variegato mondo anglosassone – la circolazione di ruoli tra i diversi attori del giudiziario ha dato risultati positivi, con buona pace di quanti confondono le necessarie specializzazioni nei diversi campi del diritto con la cristallizzazione delle esperienze e dei ruoli nell’ambito del processo”.*

In altri termini, quello che conta per la indipendenza del magistrato non è la sua formale collocazione e la sua carriera più o meno separata, conta la sua professionalità, la sua onestà e la sua buona fede, nella piena consapevolezza che il suo compito, in ogni caso, a prescindere dal ruolo svolto, non è di ottenere una condanna o una assoluzione ma di fare giustizia con riferimento al caso concreto.

In questo quadro, lo sdoppiamento delle funzioni del Pretore (pm e giudice) ha un senso, ma solo perché poteva servire a bilanciare al dibattimento l’intervento della difesa affidata a professionisti privati.

E allora basta con questa farsa: la missione di un magistrato, sia con funzioni di pm sia con funzioni di giudice, pur se con indirizzi e sfumature formali diversi, deve essere sempre la stessa e deve essere solo quella della legalità e della giustizia a prescindere dal ruolo che, di volta in volta, si svolge. E forse qualche volta ci si dovrebbe ricordare dei Pretori!

*Rossi Nello, ‘Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri o riscrivere i rapporti tra poteri?’ in ‘Sistemapenale’, opinioni, 16 novembre 2023, il quale (pag. 4) opportunamente aggiunge che “nel dramma, o se si vuole nella commedia del processo, quanti più parti si interpretano, quanti più ruoli si giocano, tanto più si apprende, si impara e ci si affina”, ricordando che oggi “negli Stati Uniti, si può esordire come assistenti nell’ufficio del Procuratore, lavorare successivamente come avvocati e giungere, a coronamento della carriera, alla posizione, magari meno remunerata ma ambita e prestigiosa, di giudice”.

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