La visione di Edward Yardeni sull’operato della FED e le nostre riflessioni

Edward Yardeni aveva già espresso le sue critiche per l’abbassamento dei tassi della Fed durante l’estate e continua a mantenere la stessa linea, di cui riportiamo un recente articolo, ma cercheremo di motivare alcuni punti in cui siamo in disaccordo. Da marzo 2022 ad agosto 2024, c’era una preoccupazione diffusa che il rafforzamento della politica […] L'articolo La visione di Edward Yardeni sull’operato della FED e le nostre riflessioni proviene da Word2Invest.

Jan 20, 2025 - 16:48
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La visione di Edward Yardeni sull’operato della FED e le nostre riflessioni

Edward Yardeni aveva già espresso le sue critiche per l’abbassamento dei tassi della Fed durante l’estate e continua a mantenere la stessa linea, di cui riportiamo un recente articolo, ma cercheremo di motivare alcuni punti in cui siamo in disaccordo.

Da marzo 2022 ad agosto 2024, c’era una preoccupazione diffusa che il rafforzamento della politica monetaria da parte della Fed in quel periodo avrebbe causato una recessione. È stata la recessione più ampiamente attesa che alla fine non si è mai verificata, soprattutto grazie agli incrementi salariali che hanno compensato l’inflazione.

Una volta che la Fed ha iniziato ad allentare la politica monetaria il 18 settembre 2024, ci si aspettava ampiamente che la Fed avrebbe dovuto abbassare significativamente i tassi di interesse per evitare una recessione.

La forza del mercato del lavoro nei dati di dicembre non corrisponde all’interpretazione di Yardeni e dei mercati

Yardeni ritiene che ora quello scenario abbia perso completamente la sua credibilità, soprattutto dopo il forte rapporto sull’occupazione di venerdì per dicembre. Primo punto su cui ci permettiamo di dissentire, perché il dato sul mercato del lavoro non era così forte come poteva apparire a una prima lettura, poiché sui non farm payrolls c’era ancora l’effetto distorsivo della ricostruzione stagionale e i salari sono cresciuti meno del previsto.

I mercati obbligazionari e azionari hanno ricalibrato le prospettive per la politica monetaria della Federal Reserve. La Fed ha tagliato il tasso sui fondi federali (FFR) di 100 punti base dal 18 settembre al 18 dicembre e ha segnalato che altri tagli sono previsti nel 2025. L’andamento del mercato obbligazionario suggerisce che gli investitori sono soprattutto preoccupati per il braccio di ferro in arrivo tra la Fed e il governo Trump e l’effetto inflattivo dei dazi, più che per la forza dell’economia.

Infatti, la Fed di Atlanta ha abbassato il GDPNow per il IV trimestre dal 3% al 2,6%. Per Yardeni, il FFR neutrale rimane più vicino al 4,0%-5,0% che al 3,0%. Yardeni ritiene che il restringimento monetario della Fed abbia semplicemente riportato i tassi di interesse a una sorta di “new normal” riportandoli ai loro livelli normali negli anni precedenti alla Grande Crisi Finanziaria e non abbia stressato indebitamente il sistema finanziario, culminando in una recessione.

Nel suo Morning Briefing del 19 agosto, intitolato “Preparatevi a vendere allo scoperto i bond?”, Yardeni sosteneva che l’economia era in una fase debole che non sarebbe durata a lungo. In realtà, il cambiamento di atteggiamento dei mercati finanziari è stato determinato dalla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali e dai rischi inflattivi derivanti dal rialzo dei dazi. Yardeni, invece, dà un’eccessiva importanza al fatto che l’inflazione dei servizi e dei salari rimane appiccicosa, aumentando il rischio che l’inflazione complessiva si blocchi sopra il 2,0%.

L’andamento del mercato dei cambi è una variabile sottovalutata dai mercati obbligazionari

Il rendimento dei titoli del Tesoro a 2 anni è aumentato di 91 punti base dal 24 settembre 2024 e il Dollaro si è apprezzato di circa il 10% contro le principali valute. Questo effetto ridurrà in misura importante l’effetto inflattivo dei dazi promessi da Trump, che rischiano invece di bloccare il commercio mondiale con effetti sulla crescita economica.

Dall’ultimo taglio del FFR, il 18 dicembre, il numero di ulteriori tagli dei tassi di 25 punti base previsti dal mercato dei future FFR è sceso da due a uno nei prossimi 12 mesi e nessuno nei prossimi sei mesi. All’inizio di dicembre, il mercato azionario ha iniziato a ricalibrare le prospettive per i tassi di interesse in modo che rimangano più alti per più tempo.

L’indice dei prezzi azionari ponderato per capitalizzazione di mercato S&P 500 ha raggiunto il picco record di 6090,27 il 6 dicembre ed è sceso del 4,3% fino alla chiusura di venerdì 10 gennaio a 5827,04. Secondo Yardeni, questo è avvenuto perché il mercato azionario stava scontando troppi tagli del tasso FFR, mentre il mercato obbligazionario stava segnalando che la Fed aveva già tagliato il tasso di troppo.

Tuttavia, il ribasso potrebbe essere di breve durata perché i tassi a lungo termine stanno rallentando la salita e sono in procinto di scendere a livelli più consoni, semplicemente perché stavano esprimendo tassi reali superiori al 2%.

Nei successivi sette giorni, abbiamo assistito invece a una piccola ripresa della discesa dei tassi a lungo termine e a un vigoroso rimbalzo dei mercati per festeggiare l’insediamento di Trump di lunedì 20 gennaio.

È probabile che la stagione dei rendiconti sugli utili del quarto trimestre del 2024, che inizia questa settimana, mostrerà almeno un aumento del 10% anno su anno negli utili operativi aggregati per azione delle società S&P 500, ma questo potrebbe anche essere il picco della crescita degli utili prima di un rallentamento.

C’è ancora troppa fiducia che le misure di deregolamentazione sotto Trump 2.0 possano far aumentare considerevolmente gli utili operativi aziendali e l’abbassamento delle tasse deve passare prima al difficile vaglio dell’innalzamento del tetto del debito per poter dare un contributo effettivo alla crescita.

Invece, la visione di Yardeni è completamente sbilanciata nel valutare solo gli effetti positivi che potranno arrivare dalla politica di Trump e rischia di essere meno obiettiva di quando si limita ad analizzare i numeri degli utili.

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