La Cina salvagente dell’Iran: compra petrolio a prezzi stracciati. Italia citata in giudizio sulla Palestina | Tre notizie dal Medio Oriente
L'enorme flusso di notizie e l'attenzione concentrata sui grandi fatti internazionali che coinvolgono il Medio Oriente hanno lasciato nell'ombra altre news che meritano di essere riportate. Per questo, Ilfattoquotidiano.it ha deciso di recuperare alcune di queste che non hanno trovato spazio sui giornali nostrani L'articolo La Cina salvagente dell’Iran: compra petrolio a prezzi stracciati. Italia citata in giudizio sulla Palestina | Tre notizie dal Medio Oriente proviene da Il Fatto Quotidiano.
Guerre e cambiamenti politici. Il Medio Oriente è tornato al centro del dibattito internazionale e sulle pagine dei giornali. L’enorme flusso di notizie e l’attenzione concentrata sui grandi fatti internazionali che coinvolgono la regione hanno però lasciato nell’ombra altre news che meritano di essere riportate. Per questo, Ilfattoquotidiano.it ha deciso di recuperare alcune di queste che non hanno trovato spazio sui giornali nostrani. Può trattarsi di casi politici, storie uscite sui quotidiani, ma anche eventi culturali e sportivi che aiutano ad avere uno sguardo più completo su un’area complessa da raccontare. Ecco quindi le tre notizie che dovreste conoscere.
Il governo italiano citato in giudizio: “Violato il diritto internazionale sulla Palestina”
Il governo italiano è chiamato a comparire davanti al Tar del Lazio il prossimo 5 febbraio. L’accusa è di aver violato la Costituzione italiana e del diritto internazionale per le sue condotte riguardo alla Palestina. A citare in giudizio l’esecutivo di Meloni è l’avvocato barese Luigi Paccione: “Chiediamo il supporto morale della società civile – dichiara ad al Araby el Jadeed, quotidiano arabo che lo ha raggiunto a telefono – Il 19 luglio scorso la Corte Internazionale di Giustizia si è espressa in favore della protezione del principio di autodeterminazione del popolo palestinese”. In questo senso, aggiunge, “ lo Stato Italiano ha riconosciuto il verdetto ed è obbligato a collaborare effettivamente perché questo principio sia osservato”. E sul perché solo ora l’avvocato, insieme ad altre cinque persone, abbia deciso di citare in giudizio il governo risponde: “Ci siamo ispirati al senso di democrazia insito nella Costituzione italiana, nata dalla resistenza al nazifascismo, chiamata a rispettare il diritto internazionale”.
Pechino salvagente dell’Iran: compra (a basso costo) il petrolio ‘sanzionato’ dagli Usa
In grave difficoltà economica e politica, l’Iran sta ora tentando di sbloccare 1,2 miliardi di dollari in barili di petrolio bloccati dal 2018 in due porti cinesi. Lo spiega il quotidiano saudita Sharq al Awsat citando diverse fonti vicine a Pechino. Proprio il governo cinese sarebbe il maggior acquirente dell’oro nero iraniano fin dalla promulgazione delle sanzioni internazionali contro Teheran. Così circa il 90% dell’export del petrolio degli ayatollah è finito, scontato, nelle raffinerie dei porti cinesi. In cerca di soldi per ripianare i debiti di guerra fatti in Siria, gli iraniani stanno ora cercando di sbloccare diversi container nei porti di Dalian e Zhoushan bloccati fin dal 2018, cioè da quando le deroghe alle sanzioni imposte da Trump erano scadute. Ma un altro problema è il conto salato presentato dalla società di stoccaggio dei barili che ha consegnato una fattura da 450 milioni di dollari, come riporta anche Reuters. Nei corridoi della diplomazia qualcosa si muove. Il mese scorso Abbas Araghchi, ministro degli esteri iraniano, è volato a Pechino, forse per cercare un accordo con i cinesi, questi ultimi oggi interessati, spiega il quotidiano saudita, ad una nuova carta da giocare contro Trump.
L’Egitto fa arrestare in Libano il figlio dell’Imam egiziano Qardawi, star della tv
Ad aver fatto scalpore sui media arabi è l’arresto e l’estradizione di Abdul Rahman Qardawi. Figlio dell’imam egiziano Yusuf Qardawi, per anni alla conduzione di un seguitissimo programma religioso sul canale televisivo di al Jazeera, Abdul Rahman nel dicembre scorso era partito dalla Turchia per andare in Siria, a Damasco, a festeggiare la fine della dittatura della famiglia Assad. Un filmato postato sui suoi canali social, che contano decine di migliaia di follower, lo ritraeva festante nel piazzale della moschea degli Omayyade, nel centro della capitale siriana. All’aeroporto di Beirut, dove successivamente si era recato per prendere il volo di ritorno in Turchia, è stato però fermato dalle autorità. Il motivo? Sul suo capo una condanna in absentia emessa nel 2017 da un tribunale egiziano che lo accusa di “condividere notizie false” e una richiesta di estradizione da parte degli Emirati Arabi Uniti. Qardawi è stato consegnato immediatamente alle autorità emiratine. Da allora non si hanno più sue notizie. Diverse organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International, hanno lanciato l’allarme. Dal sito Middle East Eye, Taqadum Al Khatib fa notare come “ il crescente autoritarismo degli stati regionali si ispiri al modello dell’egiziano Abdel Fattah el-Sisi, diventato l’archetipo controrivoluzionario in tutto il Medio Oriente”.
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