Dall’Italia al Giappone in Panda! Episodio 8: Ce l’abbiamo fatta! Siamo in Giappone!
Lunedì 26 agosto. È l’alba che illumina una notte passata insonne tra mille emozioni. La navigazione è stata tranquilla. Fabri e Salvo hanno condiviso la cuccetta comune in cui sono stati srotolati dodici futon, i tipici materassi arrotolati. L’attesa per quello che sta per succedere toglie il sonno. Si fa conoscenza con Rafael, un ragazzo […]
Lunedì 26 agosto. È l’alba che illumina una notte passata insonne tra mille emozioni. La navigazione è stata tranquilla. Fabri e Salvo hanno condiviso la cuccetta comune in cui sono stati srotolati dodici futon, i tipici materassi arrotolati. L’attesa per quello che sta per succedere toglie il sonno. Si fa conoscenza con Rafael, un ragazzo messicano che appena può prende lunghe ferie e gira il mondo. Sta lasciano la Corea per raggiungere il Giappone, non ha un mezzo suo. Si muove solo con mezzi pubblici. La notte passa in sua compagnia ed in compagnia di Panagiotis, il ragazzo che sta entrando in Giappone in moto.
È mattino presto quando insieme ci si sposta su uno dei ponti per vedere la costa del Giappone avvicinarsi. Si entra nel porto di Hakata-Fukuoka e per fortuna scende prima chi ha un mezzo a motore imbarcato. Salvo è l’intestatario della Panda e così tocca a lui la lunghissima trafila burocratica da condividere con Panagiotis e con un australiano che sta sbarcando con un Toyota super attrezzato per lunghi viaggi. Il Giappone è organizzatissimo, ma burocraticamente complicato. Alcuni funzionari della compagnia di navigazione portano i tre con un pulmino agli uffici della JAF; l’equivalente della nostra ACI. Bisogna registrare la vettura, tradurre tutti i documenti, validare e timbrare il Carnet de Passages en Douane, fare l’assicurazione. Tutto in un ufficio ad oltre un’ora di macchina dal porto. Fabrizio resta ad attendere in una vuota sala d’attesa, per otto ore.
Salvo torna. Si può far uscire la Panda dall’area portuale. Finalmente è Giappone. L’emozione è fortissima. Il grosso dell’avventura è concluso, tocca solo dirigersi a Nord, verso Tokyo. Ma non tutto è facile come sembra. La natura si scaglia contro i Panduma e il tifone che da giorni minaccia di abbattersi sul Giappone, definito come uno dei più disastrosi della storia, è in arrivo.
La prima notte trascorre a Fukuoka, dove ci si perde nelle mille stradine della città. La Panda viene guardata con curiosità e tramite social e telefono arrivano i tanti messaggi degli appassionati giapponesi che attendono l’equipaggio italiano da mesi. Si organizza un incontro nella città di Himeji, sede del famoso castello che viene definito l’Airone Bianco. La Panda quindi si mette in marcia verso nord, prendendo confidenza con la guida a sinistra e cercando di interpretare i mille cartelli intraducibili.
La prima tappa è Hiroshima, con visita al sito che fu il punto in cui il 6 agosto 1945 fu sganciata la prima bomba atomica sul Giappone. Il parco del Memoriale della Pace, i resti del famoso edificio con la cupola, chiamato Genbaku e l’atmosfera che si respira mette i brividi. La città, completamente rasa al suolo a causa dell’esplosione, ora conta quasi 1.200.000 abitanti. Dopo una sosta di qualche ora per visitare questo luogo storico ci si dirige ancora a nord.
Il tifone intanto si abbattuto sulla terra ferma proprio a Fukuoka, lasciata in mattina. Nella notte successiva il disastro. Fukuoka è duramente colpita. Si contano morti e circa 1 milione di sfollati nella parte sud del Giappone.
In serata si arriva ad Himeji. Dopo essersi sistemati in hotel arriva la delegazione di Pandarino, il club riservato ai possessori di Panda più importante del Giappone. Qua la Panda è un vero oggetto di culto, tanto che spesso, insieme alla Fiat 500 viene rappresentata in Manga e cartoni animati. Il presidente, Yuki Yamaguchi, arriva sotto l’hotel che ospita i Panduma. È una grande festa che sancisce l’amicizia tra Italia e Giappone. Con lui cinque Panda con i rispettivi proprietari e accompagnatori vari. Ci si scambia doni, si racconta l’avventura e si finisce per festeggiare tutti insieme in un locale tipico. Il giorno dopo visita allo splendido castello ed incontro con altri appassionati arrivati per aspettare il passaggio della Panda. Sfidando il caldo, l’umidità e improvvisi acquazzoni ci si rimette in marcia.
La tappa successiva è Nagoya. Qua i pandisti sono attesi per l’incontro con una persona eccezionale: Seiro Itoh, ideatore e fondatore del Museo delle 500. Un piccolo capolavoro che raccoglie le mitiche utilitarie Fiat ed altri modelli della casa torinese. Ma non solo, anche modellini, oggettistica, ricambi, gadget…tutto quello che ruota attorno alla piccola 500. Itoh accoglie Fabri e Salvo come due elementi della famiglia e si fa in quattro per essere d’aiuto nella logistica della spedizione Panduma verso Tokyo. Intanto la situazione generata dal tifone peggiora sempre di più, rendendo i collegamenti sempre più difficili, tanto che anche i mitici treni superveloci e precisissimi del Giappone sono costretti a fermarsi lungo le tratte e rientrare alle stazioni di partenza.
Seiro Itoh si prende cura dei Panduma per due giorni interi. Ma è tempo di proseguire verso Tokyo. Ci sono appuntamenti importanti anche lì. L’equipaggio è atteso a Villaggio Italia, perché, guarda caso, anche la nostra bellissima Amerigo Vespucci sta facendo tappa a Tokyo durante il suo giro del Mondo.
Fabri e Salvo arrivano a Tokyo e proprio a Villaggio Italia sono accolti dall’Ambasciatore Gianluigi Benedetti. Tutto è compiuto. L’incontro con l’Ambasciatore ripercorre le gesta di Francis Lombardi. Anche lui, nel 1930, fu accolto in ambasciata. La missione è compiuta. Non resta che godersi Tokyo per i giorni precedenti al rientro a casa.
A Tokyo Fabri e Salvo sono raggiunti da un loro amico e concittadino che ora abita a Taipei. Saputa la data di arrivo si è organizzato tra lavoro e ferie pur di passare qualche giorno con loro. Si tratta di un incontro importate. Matteo Serone è un ragazzo dall’enorme cultura, profondo conoscitore delle tradizioni e della storia orientale. Inoltre parla correttamente il giapponese. Sarà una guida eccezionale nella visita all’enorme città. Ma le sorprese non sono finite. Un altro Vercellese, Alberto Bocchio, che da anni si è trasferito a Tokyo, raggiunge per una giornata la comitiva. Un’altra guida fantastica per scoprire le meraviglie e le curiosità della capitale nipponica. Più che mai il gemellaggio Vercelli Tokyo è stato rispettato.
È tempo però di rientrare a casa, dopo 53 giorni e 19.200 chilometri percorsi. È stata un’avventura incredibile, ricca di emozioni, di ricordi, di incontri e anche di difficoltà. Ma queste sono state tutte superate dall’incredibile senso di squadra che ha unito Fabri e Salvo, cementando ancora di più la loro amicizia. E su tutte queste difficoltà la Panda è arrivata alla meta senza il minimo problema. Nessun guasto rilevante. Durante l’intero viaggio si è rotta solo la serratura lato guida e si è verificato un problema irrilevante al giunto del semiasse anteriore destro. Solo un po’ di rumore e un leggero consumo anomalo dello pneumatico. A proposito: in tutto il percorso nemmeno una foratura.
La Panda si è comportata egregiamente, ha digerito benzina di qualsiasi tipo nei rifornimenti nelle sperdute stazioni di servizio della Siberia e della Mongolia. Il consumo medio in tutto il viaggio è stato di 16,5 chilometri con un litro. Il motore non ha consumato olio. Tutti i giorni è stato controllato il livello e nei 19.200 chilometri è bastato un rabbocco di mezzo chilo. In Mongolia, dopo 10.000 chilometri, è stato effettuato un cambio olio, con filtro e olio trasportati a bordo dall’Italia.
Fabri e Salvo sono rientrati in aereo via Cina, dopo 36 ore distribuite in 3 voli e diversi scali.
La Panda è rimasta in Giappone per ora. Custodita nel Museo 500 di Nagoya, sotto l’occhio attento del gentilissimo Seiro Itoh. L’avventura non è finita. C’è tempo ancora per lasciarla in Giappone, grazie all’ingresso nel paese con il Carnet. Ma in quel di Vercelli si sta già organizzando il ritorno del mitico pandino in patria.
Credito fotografico ©Fabrizio Carrubba – ©Dai Saito
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