Brasile: in un anno a fuoco un'area più grande dell'Italia
Quanto visto dai satelliti che passano sopra il Brasile è inquietante. Dopo aver sopportato la peggiore siccità mai registrata nel 2024, nel Paese sudamericano tra gennaio e dicembre 2024 sono andati in fumo 30,86 milioni di ettari di natura, un'area più grande dell'Italia. Allarmante il confronto con il 2023, +79%, il record registrato da Fire Monitor dal suo lancio, avvenuto nel 2019,ovvero il sistema della Ong MapBiomas che collabora con università e aziende brasiliane del settore tecnologico. La notizia, riportata dal Guardian di ieri, arriva proprio mentre il Brasile si accinge a ospitare la Cop-30 che si terrà il prossimo novembre a Belém, capitale dello stato amazzonico del Pará. In pratica quanto andato in fumo lo scorso anno rappresenterebbe un’estensione superiore a quanto bruciato negli ultimi sei anni mentre la grave siccità avvenuta tra il 2023 e il 2024 è stata la peggiore da quando il governo brasiliano ha iniziato a tenerne traccia nel1950, che è stata amplificata dagli effetti del El Niño. Ane Alencar, coordinatrice di Map Biomas, ha spiegato: “È stato un aumento enorme, per la prima volta le aree forestali sono state le più colpite, superando praterie e pascoli. Una volta che una foresta viene colpita da un incendio ci vogliono anni per riprendersi. Se c'è un’altra siccità e quella foresta non è protetta, brucerà ancora.” La ricercatrice ha puntualizzato: “Questa è soltanto una parte del fenomeno, l'altra riguarda l'attività umana”, indicando principalmente il settore agricolo che spesso usa il fuoco per ripulire i pascoli, così come la deforestazione che è stata drasticamente ridotta sotto il terzo mandato del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, ma non è ancora stata sradicata. “Ci sono stati anche casi in cui gli incendi sono semplicemente iniziati nel mezzo di una foresta, il che suggerisce una possibile attività criminale”, ha concluso la Alencar. Secondo i media locali al culmine degli incendi del mese di settembre il sospetto ricadeva sulla possibile reazione dei criminali contro gli sforzi federali fatti per reprimere la deforestazione e l'attività mineraria illegali, con l’apertura da parte della Polizia federale di 119 indagini per presunti incendi dolosi soltanto nel 2024, un aumento del 70% rispetto agli anni precedenti. Ane Alencar sostiene anche che nel 2025 si avrà bisogno di una stagione delle piogge molto forte affinché il terreno possa rigenerarsi, ma che la colpa non può ricadere sull'amministrazione di Lula: “Se avessimo visto l'anno scorso il livello di deforestazione che abbiamo avuto nel 2022, quando il Paese era guidato da Jair Bolsonaro, decisamente negazionista in fatto di cambiamento climatico, combinato con le condizioni meteo che si sono manifestate del 2024, allora sarebbe stato anche peggio.” In Brasile esiste il Corpo dei pompieri militari (Bombeiros Militar), che oltre alla lotta antincendio si occupa di Protezione Civile e di Ricerca e soccorso. La prima organizzazione con questo scopo venne fondata nel 1856 dall'imperatore Pietro II come reparto civile, trasformato quindi nel 1880 in Corpo militare e quindi organizzato con una gerarchia interna del tutto simile a quella dei Sapeurs-pompiers francesi, quindi persone che venivano allertate quando necessario, ma che si occupavano di altre attività. Dal 1915 è una forza della Riserva militare ausiliaria dell'esercito brasiliano, che fa parte anche del Sistema unico di sicurezza pubblica. Secondo quanto riportato nel sito web del Reparto, nel 2022 questo contava oltre 63.000 militari attivi, dei quali 55.950 uomini e 7.600 donne, mentre i riservisti sono oltre 543.000, un numero enorme necessario per intervenire nell’estesissimo territorio della nazione, oltre 8,511 milioni di chilometri quadrati.
Quanto visto dai satelliti che passano sopra il Brasile è inquietante. Dopo aver sopportato la peggiore siccità mai registrata nel 2024, nel Paese sudamericano tra gennaio e dicembre 2024 sono andati in fumo 30,86 milioni di ettari di natura, un'area più grande dell'Italia. Allarmante il confronto con il 2023, +79%, il record registrato da Fire Monitor dal suo lancio, avvenuto nel 2019,ovvero il sistema della Ong MapBiomas che collabora con università e aziende brasiliane del settore tecnologico. La notizia, riportata dal Guardian di ieri, arriva proprio mentre il Brasile si accinge a ospitare la Cop-30 che si terrà il prossimo novembre a Belém, capitale dello stato amazzonico del Pará. In pratica quanto andato in fumo lo scorso anno rappresenterebbe un’estensione superiore a quanto bruciato negli ultimi sei anni mentre la grave siccità avvenuta tra il 2023 e il 2024 è stata la peggiore da quando il governo brasiliano ha iniziato a tenerne traccia nel1950, che è stata amplificata dagli effetti del El Niño. Ane Alencar, coordinatrice di Map Biomas, ha spiegato: “È stato un aumento enorme, per la prima volta le aree forestali sono state le più colpite, superando praterie e pascoli. Una volta che una foresta viene colpita da un incendio ci vogliono anni per riprendersi. Se c'è un’altra siccità e quella foresta non è protetta, brucerà ancora.” La ricercatrice ha puntualizzato: “Questa è soltanto una parte del fenomeno, l'altra riguarda l'attività umana”, indicando principalmente il settore agricolo che spesso usa il fuoco per ripulire i pascoli, così come la deforestazione che è stata drasticamente ridotta sotto il terzo mandato del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, ma non è ancora stata sradicata. “Ci sono stati anche casi in cui gli incendi sono semplicemente iniziati nel mezzo di una foresta, il che suggerisce una possibile attività criminale”, ha concluso la Alencar.
Secondo i media locali al culmine degli incendi del mese di settembre il sospetto ricadeva sulla possibile reazione dei criminali contro gli sforzi federali fatti per reprimere la deforestazione e l'attività mineraria illegali, con l’apertura da parte della Polizia federale di 119 indagini per presunti incendi dolosi soltanto nel 2024, un aumento del 70% rispetto agli anni precedenti. Ane Alencar sostiene anche che nel 2025 si avrà bisogno di una stagione delle piogge molto forte affinché il terreno possa rigenerarsi, ma che la colpa non può ricadere sull'amministrazione di Lula: “Se avessimo visto l'anno scorso il livello di deforestazione che abbiamo avuto nel 2022, quando il Paese era guidato da Jair Bolsonaro, decisamente negazionista in fatto di cambiamento climatico, combinato con le condizioni meteo che si sono manifestate del 2024, allora sarebbe stato anche peggio.” In Brasile esiste il Corpo dei pompieri militari (Bombeiros Militar), che oltre alla lotta antincendio si occupa di Protezione Civile e di Ricerca e soccorso. La prima organizzazione con questo scopo venne fondata nel 1856 dall'imperatore Pietro II come reparto civile, trasformato quindi nel 1880 in Corpo militare e quindi organizzato con una gerarchia interna del tutto simile a quella dei Sapeurs-pompiers francesi, quindi persone che venivano allertate quando necessario, ma che si occupavano di altre attività. Dal 1915 è una forza della Riserva militare ausiliaria dell'esercito brasiliano, che fa parte anche del Sistema unico di sicurezza pubblica. Secondo quanto riportato nel sito web del Reparto, nel 2022 questo contava oltre 63.000 militari attivi, dei quali 55.950 uomini e 7.600 donne, mentre i riservisti sono oltre 543.000, un numero enorme necessario per intervenire nell’estesissimo territorio della nazione, oltre 8,511 milioni di chilometri quadrati.
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